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Il giovane Carlo Alberto tra moti liberali e Restaurazione
Ritratto di Carlo Alberto di Savoia, ridotto e ritoccato, litografia, 1860 circa
Carlo Alberto nacque a Torino nel 1798, in un ramo collaterale dei Savoia, i Carignano. Il padre e soprattutto la madre erano di idee liberali e filonapoleoniche. Il giovane principe, rimasto prematuramente orfano di padre (1800), fu allevato a Lipsia, presso i parenti della madre poi a Parigi e a Ginevra, frequentando alternativamente precettori privati e collegi militari. A 16 anni fu nominato sottotenente dei dragoni di Napoleone, che gli aveva anche riconosciuto negli anni precedenti una rendita vitalizia di centomila franchi.
Con il ritorno sul trono di Luigi XVIII Carlo Alberto perse la rendita e la sua famiglia cadde in disgrazia in quanto aveva appoggiato Napoleone. Carlo Alberto rientrò a Torino nel 1814. Era stato infatti riconosciuto erede al trono dal Congresso di Vienna, perché gli zii Vittorio Emanuele I (il sovrano regnante all’epoca in Piemonte) e il fratello Carlo Felice non avevano eredi diretti. Gli zii in realtà guardavano con sospetto il giovane principe educato alle idee liberali e cercarono di condizionarlo affidandolo a nuovi precettori che avevano il compito di allontanarlo dalle idee napoleoniche e avvicinarlo alla religione cattolica.
A Torino Carlo Alberto frequentava giovani intellettuali vicini alla Carboneria e agli ideali liberali che erano stati alla base della educazione ricevuta dalla madre.
Proprio queste idee e queste frequentazioni spiegano il ruolo avuto nel 1821 in occasione dei moti liberali scoppiati a Torino il 12 marzo.
Il re Vittorio Emanuele I di fronte ai moti di piazza che chiedevano la Costituzione avviò trattative proprio tramite Carlo Alberto e, fallita la mediazione, abdicò a favore del fratello Carlo Felice, che al momento si trovava presso il suocero alla corte di Modena. Nominò quindi reggente Carlo Alberto e questi formò un nuovo governo e concesse la Costituzione, pur riservandone la ratifica al re. I liberali di tutta Italia e in particolare quelli lombardi sperarono allora che il giovane principe si mettesse alla testa di una spedizione militare contro l’Austria, come testimonia l’ode Marzo 1821 di Alessandro Manzoni, ma Carlo Alberto non intervenne, anche perché gran parte dell’esercito piemontese, fedele al re, si era schierata contro le sue disposizioni.
Carlo Felice, già mentre rientrava a Torino, abrogò la Costituzione, sconfessò Carlo Alberto e gli ordinò di raggiungere le truppe fedeli a Novara. Di qui gli ordinò una specie di esilio in Toscana presso i parenti della moglie, principessa Maria Teresa d’Asburgo-Lorena.
Nei dieci anni successivi, prima di salire al trono, Carlo Alberto fu impegnato in primo luogo a riconquistare una legittimazione come erede al trono: nel 1823 partecipò alla spedizione contro i liberali di Spagna e a favore del re Ferdinando VII e della moglie, cugina di Carlo Alberto. Ampliò la sua preparazione culturale studiando ciò che avrebbe potuto essergli utile nella successiva funzione di sovrano: economia e lingue (inglese e tedesco che si aggiungevano all’italiano e al francese, la lingua in cui abitualmente parlava e scriveva). Compì anche alcuni viaggi attraverso il regno che si accingeva a governare.
Dal momento in cui sale al trono (1831) la biografia di Carlo Alberto si intreccia profondamente con la storia del Regno di Sardegna e dell’Italia tutta. In particolare il re di casa Savoia ebbe un ruolo fondamentale nella Prima guerra d’indipendenza, che si concluse con la sconfitta di Novara (23 marzo 1849) e con l’abdicazione del re a favore del figlio Vittorio Emanuele II.
Carlo Alberto prese la via dell’esilio e morì a Oporto il 28 luglio 1849.