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Verso l’insurrezione: Milano 1847-1848

Le Cinque Giornate di Milano non scoppiarono inaspettate: fin dal settembre 1847 c’erano stati, in città, episodi di insofferenza, se non di ostilità vera e propria, nei confronti degli austriaci.
Le manifestazioni di giubilo per l’insediamento del nuovo arcivescovo Romilli, un italiano al posto dell’austriaco Gaysruch, che iniziarono il 5 settembre si trasformarono rapidamente in manifestazioni a favore di Pio IX con un’ampia partecipazione popolare di donne, bambini, operai e artigiani.
La repressione attuata dalla polizia austriaca in piazza Duomo, l’8 e il 9 settembre, causò sessanta feriti e un morto. I muri della città si coprirono di scritte inneggianti a Pio IX, all’indipendenza, all’Italia e contro l’Austria. La diffusione dei sentimenti e delle idee indipendentiste coinvolse anche i nobili che iniziarono a disertare gli inviti a corte e le iniziative governative. La risposta austriaca fu l’inasprimento delle misure di polizia: sorveglianza, perquisizioni, arresti, processi sommari.
La repressione non fece che alimentare ulteriore malcontento: dal mese di dicembre i patrioti più attivi e organizzati pensarono di colpire l’Austria sul piano finanziario, spingendo i milanesi allo “sciopero del fumo”, in modo da privare le casse asburgiche delle entrate derivanti dal monopolio sul tabacco. Il numero dei cittadini che rinunciarono al sigaro fu enorme. I soldati e gli ufficiali austriaci reagirono fumando ostentatamente e offrendo provocatoriamente sigari ai milanesi. Ne nacquero alterchi, risse che culminarono, nei primi giorni del gennaio 1848, in disordini durante i quali le truppe austriache si abbandonarono ad aggressioni vere e proprie che causarono sei morti. Seguì nuovamente la repressione, con arresti, espulsioni e la chiusura, in poche settimane, del Circolo dell’Unione, della Società d’incoraggiamento e del Circolo degli artisti, i circoli culturali in cui si riunivano nobili e borghesi.

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Litografia. Milano, Civica raccolta delle stampe A.Bertarelli 

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