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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
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Il cappello alla calabrese
I vestiti che indossiamo non sono solo un modo per difenderci dal freddo o dal caldo, ma trasmettono sempre un messaggio sui nostri gusti, sui nostri valori, sui gruppi a cui sentiamo di appartenere e sulle loro ideologie. Per questo la moda è sensibile ai momenti di forte tensione sociale o politica e può diventare una presa di posizione o un vero e proprio strumento di lotta.
Alla fine del 1847 i milanesi decisero di abbandonare la moda francese che aveva dominato negli anni precedenti e ne adottarono una molto più severa con cui proclamavano la propria ostilità all’Austria e cercavano anche di danneggiarla economicamente: completi neri per dichiararsi in lutto per l’Italia, abiti di velluto fabbricato in Lombardia contro le lane austriache, abbinamento di colori che richiamavano il bianco, rosso e verde del tricolore.
Anche un cappello di feltro a forma di cupola cilindrica, con un’ala rialzata di lato o sul retro e una lunga piuma divenne un simbolo: era il cappello usato in Calabria, dove si erano avuti dei moti patriottici in quell’anno, ma era anche il copricapo caratteristico del costume di Ernani, il principe-bandito protagonista di un’opera lirica musicata da Giuseppe Verdi. Questo melodramma, sia alla prima del teatro La Fenice di Venezia nel 1844 sia nelle rappresentazioni successive, era diventato un’occasione per dimostrazioni antiaustriache.
Il cappello, chiamato “alla calabrese” o “alla Ernani”, divenne quindi un simbolo patriottico, tanto che nei primi mesi del 1848 a Milano venne proibito dalla polizia austriaca, anche se i patrioti riuscirono ad adattare i normali cappelli in modo che ricordassero almeno vagamente quelli proibiti. Dopo lo scoppio delle Cinque Giornate, il cappello alla calabrese divenne quasi una divisa adottata da tutti i volontari che, da ogni regione d’Italia, giungevano a Milano per sostenere la causa degli abitanti in lotta. Successivamente, entrò nelle uniformi di molti gruppi di volontari che combatterono per l’unificazione dell’Italia e si trasformò in uno dei segni caratteristici dello stesso Risorgimento.
Garibaldi con il cappello alla calabrese, tratto
dalla litografia Verdoni, Le tre epoche del prode generale Giuseppe Garibaldi propugnatore della causa italiana
Francesco Hayez, Il bacio, 1859, olio su tela,
110 x 88 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
Guida alla Lettura
1) Prova a vedere quanti tra i volontari delle lotte risorgimentali adottarono nelle loro divise il cappello alla calabrese.
2) Il modo di vestirsi trasmette sempre un messaggio e può essere un modo di schierarsi a favore o contro qualcun altro. Prova a riempire questa tabella e ad aggiungere altri esempi di cui sei a conoscenza o che hai sperimentato tu stesso/a.