Guida alla Lettura
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 4 INTERPRETAZIONI E PISTE DI LAVORO - 4.3 Le fonti - Fonti consultate
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 4 INTERPRETAZIONI E PISTE DI LAVORO - 4.3 Le fonti - Fonti consultate
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 4 INTERPRETAZIONI E PISTE DI LAVORO - 4.3 Le fonti - Referenze delle immagini utilizzate nel modulo
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 4 INTERPRETAZIONI E PISTE DI LAVORO - 4.3 Le fonti - Referenze delle immagini utilizzate nel modulo
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 4 INTERPRETAZIONI E PISTE DI LAVORO - 4.3 Le fonti - Referenze delle immagini utilizzate nel modulo
Fonti consultate
L’impianto manualistico serve poco
L’impianto manualistico serve poco
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - La guerra nell’Ottocento: le battaglie e i modi di combattere nel Risorgimento - 3. Le forze armate - Bersaglieri e corazzieri
Referenze delle immagini utilizzate nel modulo
Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Le donne nel Risorgimento - 1 AL LAVORO - Nelle fabbriche
Nelle fabbriche
Lo sviluppo delle industrie che ebbe luogo in Italia dalla metà dell’Ottocento fu strettamente connesso alla crescita della popolazione urbana: molti contadini e contadine si spostarono dalle campagne alle città, accontentandosi nei primi tempi di lavori precari e saltuari. Gran parte delle nuove fabbriche erano filande, tessiture, tintorie: lo sviluppo industriale cominciò quindi nel settore tessile. Verso la fine del secolo si svilupparono anche le industrie meccaniche e siderurgiche.
Le donne trovarono occupazione soprattutto nell’industria tessile. La vita delle operaie era dura: orari di lavoro piuttosto lunghi, in un ambiente malsano, che rendeva la salute malferma. Il tempo da dedicare alla famiglia era scarso: le operaie non riuscivano a occuparsi dei figli. Se avevano parenti ancora nelle campagne, li affidavano a loro; più spesso li lasciavano davanti a chiese e conventi. Fu così ripristinato in molte città italiane l’uso della ruota degli esposti: una piccola cabina girevole, dotata di uno sportello e posta sulla strada di cui usufruiva chi voleva lasciare un bambino, riponendolo dentro la ruota e richiudendo lo sportello. Accanto alla ruota era spesso presente una campanella che aveva lo scopo di avvisare della presenza di un neonato da recuperare. Era possibile prendere il bambino direttamente dall’interno del convento o dell’ospedale, girando la ruota e aprendo lo sportello. Negli anni compresi tra il 1845 e il 1864, a Milano, vennero lasciati presso la ruota della Pia Casa degli Esposti e delle Partorienti in Santa Caterina 85.267 bambini, il 30% circa di quelli nati nella città. Questo dato fa comprendere la durezza della vita delle donne e delle famiglie nell’ambiente urbano.
Le operaie parteciparono al Risorgimento?
Certamente non in massa, però molte parteciparono alle rivolte e alle sommosse urbane, con la speranza che un’Italia unita e indipendente potesse significare anche una vita più dignitosa, meno dura. Un esempio è quello di Luisa Battistotti Sassi, una popolana che partecipò alle Cinque Giornate di Milano.
Per ottenere miglioramenti delle condizioni di lavoro, però, le donne, come tutti gli operai, dovettero imparare a organizzarsi in leghe, cooperative, società di mutuo soccorso e sindacati. I primi miglioramenti si ebbero nell’ultimo decennio dell’Ottocento.
Pietro Ronzoni, Filanda nel bergamasco, 1825-1830, olio su tela, 94,3 x 72,5 cm, Gallerie di Piazza Scala, Milano