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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il biennio 1848-1849 - 1 IL TEMA - Mameli: Siamo alla vigilia della battaglia

Mameli: Siamo alla vigilia della battaglia

Goffredo Mameli scrisse questo articolo sul giornale Il Diario del popolo il 26 ottobre 1848. In quei giorni il Parlamento del Regno di Sardegna stava discutendo se riprendere la guerra all’Austria dopo l’armistizio Salasco (9 agosto 1848) e Mameli con il suo articolo sostenne con molta enfasi la necessità morale e politica di riprendere le armi.
Mameli scrive per un giornale perché, anche se in quegli anni non erano molti quelli che sapevano leggere un giornale, la stampa cominciava a diventare sempre più importante nella creazione dell’opinione pubblica, almeno nelle classi medie e alte a cui apparteneva la maggioranza dei patrioti.

 

Alla Camera di Torino si è discusso se si deve, o no, far la guerra. Noi proponiamo un’altra questione: che cosa si dovrebbe fare se la guerra incominciasse senza aspettar la decisione: se la Lombardia balzasse dal suo letto di dolore come chi ha bevuto lungamente al calice della schiavitù, e ne torce ad un tratto le labbra gridando come il Cristo: “Signore, fa ch’io nol beva”.
E gli increduli sorridono a queste parole come alla vigilia delle giornate di marzo, perché sta scritto che gli uomini i quali non credono perché non han fede nel cuore, non abbiano occhi per vedere l’avvenire – non veggano se non il passato. Questo è veramente triste a pensare che il dì della seconda prova trovi gli Italiani non preparati come il dì della prima! Ci ricorda di aver visti varie migliaia di genovesi correre in Lombardia il 20 marzo e giunti al Gravellone rimanervi senza capi, senza ordine, senza saper che farsi cinque giorni, mentre i Milanesi fugavano con “poche centinaia di fucili” (questa non è figura rettorica) l’armata che col nostro soccorso poteva essere distrutta, e che pochi mesi dopo ci incalzava vittoriosa – che serve mentire la nostra vergogna? – nella fuga. Ci ricorda d’aver visto l’armata di Radetzky correre tremante alle fortificazioni di Mantova e Verona tanto atterrita dalla sconfitta che trecento disertori le stettero a fronte, e la respinsero a Montechiari e nondimeno gli Italiani erano colti alla sprovvista e non hanno potuto inseguirla. E l’armata di Radetzky ebbe tempo di riparare intatta nelle fortificazioni per quivi ridivenire terribile e cambiare un’orda di fuggiaschi in un’armata regolare. Gli Italiani hanno congiurato perché accada ancora ciò che accadde […] e noi speriamo e gridiamo ai nostri fratelli: fate vostro pro del tempo che Dio vi concede per prepararvi alla battaglia. Che il soldato non dorma aspettando la pugna; ma affili la sua spada, e carichi il suo fucile, e si prepari a far fuoco. Perché gli uomini del governo vanno domandando se si deve far la guerra mentre vi è la guerra, vanno domandando se si dee mantener la pace, mentre non vi è pace.
Per Dio, l’uomo che ha il nemico nella sua casa e chiama questo la pace, e va domandando se si deve combattere, quello è l’ultimo degli uomini! E intanto l’alba d’una nuova èra del mondo biancheggia allo sguardo dell’Umanità, l’Europa si dibatte nel gran parto convulsa, e i popoli della terra sono schierati in battaglia, e si domandano se una penisola fu ingoiata dall’onde del Mediterraneo, perché un popolo manca nelle loro file, e chiamano gl’Italiani in rango e gl’Italiani non rispondono. Che quanti credono nei destini dell’Italia e della Democrazia, ascoltino la nostra parola. Ella è sacra perché è sacra la parola che sgorga dal cuore: fratelli, affilate le vostre spade, caricate i vostri fucili perché siamo alla vigilia della battaglia.

 

Da Bidussa D. (a cura di), Goffredo Mameli. Fratelli d’Italia. Pagine politiche, Feltrinelli, Milano 2010, pp. 51-53.

Guida alla Lettura

1) Nel testo di Mameli si fa riferimento a una guerra appena conclusa, che verrà ricordata come la prima fase della Prima guerra d’indipendenza. Sottolinea le parole che parlano di quei fatti e riordinali, segnando gli avvenimenti in ordine cronologico seguendo lo schema:

18 marzo

Inizio delle Cinque Giornate di Milano

20 marzo

2) Nella frase «Perché gli uomini del governo vanno domandando se si deve far la guerra mentre vi è la guerra, vanno domandando se si dee mantener la pace, mentre non vi è pace» chi sono gli «uomini del governo»? Che cosa stanno facendo? Che giudizio su di loro dà Mameli?


3) A che cosa fa riferimento Mameli quando scrive: «l’alba d’una nuova èra del mondo biancheggia allo sguardo dell’Umanità, l’Europa si dibatte nel gran parto convulsa»? Per rispondere, ricorda altri fatti successi nel 1848.

4) Che cosa dovrebbero fare gli italiani secondo Mameli?

5) Nell’ultima frase Mameli chiama «fratelli» quelli che invita a prendere le armi. Oggi, secondo te, in una battaglia i combattenti tra di loro si chiamerebbero «fratelli» o in qualche altro modo? Che cosa vuol dire Mameli con questa parola? C’è qualche altro scritto di Mameli che tu conosci in cui usa la parola «fratelli»?

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