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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il Romanticismo, un movimento di libertà e giustizia. Patrioti e intellettuali, artisti e soldati - 3 LETTERATURA E RISORGIMENTO - Esilio ed esuli - L’esilio, «un’istituzione romantica»?

L’esilio, «un’istituzione romantica»?

Parafrasando quanto ebbe a dire Carlo Cattaneo nel 1860, a proposito della decisione di Foscolo, maturata nel 1815, dopo la sconfitta di Napoleone, di andarsene esule e di non fare più ritorno in patria, si può affermare che l’esilio è «un’istituzione romantica»? E da quali punti di vista? A mio avviso, è possibile considerarlo in tal senso sia dal punto di vista delle storie personali – l’esempio di Foscolo è famoso, ma ne esistono molti altri analoghi – sia dal punto di vista della storia con la S maiuscola e dell’uso pubblico (o politico) che già nell’Ottocento si faceva della questione dei profughi. 
Sulla questione della cessione di Parga al pascià di Giannina, gli articoli di Foscolo sulla «Edinburgh Review» (1819) e il successivo (1823) poemetto di Berchet influenzarono molto favorevolmente l’opinione pubblica occidentale nei confronti della causa greca. Entrambi avevano trasformato la questione diplomatica della città-fortezza cristiana, ceduta dal governo inglese all’Impero ottomano, in un potente strumento di propaganda filoellenica. Con una modalità che oggi definiremmo di “uso pubblico o politico” della storia, Foscolo e Berchet avevano rappresentato la vicenda paragonando l’esilio volontario di massa dei parganioti al destino di tutte le nazioni oppresse d’Europa. In tal modo il destino della Grecia era avvicinato a quello dell’Italia e, insieme, veniva promossa la causa delle due “nazioni sorelle”: entrambe nel Mediterraneo ed entrambe sottoposte al giogo di un impero
Questo tipo di propaganda contribuì notevolmente allo sviluppo del movimento filoellenico, inducendo un consistente numero di volontari stranieri a partire dall’Europa occidentale per raggiungere la Grecia. Tra tutte citiamo la nota e drammatica vicenda del conte Santorre di Santarosa che, costretto dagli eventi ad arruolarsi come soldato semplice, morì combattendo nell’isola di Sfacteria l’8 maggio 1825. Il suo corpo non fu mai ritrovato.
La sua figura, così come quella di Lord Byron, il poeta inglese scomparso durante l’assedio di Missolungi il 19 aprile del 1824, divennero simboli del patriottismo greco riconosciuti a livello internazionale.
Questi intrecci fra storie personali (non va dimenticato che Ugo Foscolo era nato a Zante da madre greca e che Berchet patì a lungo, a Parigi e poi a Londra, la sua condizione di fuoriuscito) e le storie nazionali ci fanno capire quanto il pubblico del tempo fosse sensibile al tema dell’esilio e disponibile a immedesimarsi in vicende, ambientate in luoghi e tempi lontani, che avessero a protagonista chi era stato bandito dalla propria terra.
Un’attenzione che seppero utilizzare gli scrittori e soprattutto i librettisti che spesso mettevano al centro delle loro opere la figura dell’esule, bandito o fuoriuscito che fosse.

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Lord Byron

Attività

1) Perché Victor Cousin poté esaltare Santorre di Santarosa, come il simbolo romantico dell’eroe che pur «sconfitto, e per di più in terra straniera, aveva fecondato col suo sangue quel germe di libertà e di indipendenza che in Italia doveva germogliare e svilupparsi soltanto qualche decennio più tardi»? Spiega se condividi o meno questo giudizio, confrontandoti con i compagni. Puoi consultare l’unità Santorre di Santarosa, un patriota cosmopolita.

2) In che senso il patriottismo romantico può essere definito “cosmopolita”? Prova a rispondere, esplorando insieme ai compagni Fare l’Italia, fare gli italiani.

3) Cerca in questo modulo, nella sezione dedicata a Melodramma e Risorgimento, esempi di opere liriche che trattano il tema dell’esilio. Quali sono? Chi le scrisse e le musicò? Quando e dove vennero rappresentate la prima volta? Ascolta, dove disponibili le arie più famose ed esprimi un tuo giudizio sul loro gradimento.

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