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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il completamento dell’unità e la costruzione dello Stato - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.5 La fine del potere temporale dei papi: Italia e contesto europeo - I volontari pontifici

I volontari pontifici

Se i volontari garibaldini, richiamati dal carisma di Garibaldi, combattevano per fare l'Italia, altri giovani accorrevano a Roma da tutta Europa, in difesa del papa-re.

Ecco come Piero Raggi, uno studioso non convenzionale, ci racconta la riorganizzazione dell'esercito pontificio fra il 1860 e il 1870. 

 

1860: le vicende risorgimentali stanno volgendo al termine e gli occhi di tutti sono puntati su Roma, destinata a
diventare la capitale della nuova Italia. In un disperato tentativo di salvaguardare il potere temporale dei papi, migliaia di
giovani accorrono da ogni parte d’Europa per arruolarsi nell’esercito di Pio IX. Dalla primavera del 1860 sino al
settembre del 1870, furono quasi quindicimila i soldati volontari dell’ultimo papa-re, destinati a scrivere una pagina della
nostra storia andata poi dimenticata.

Mobilitati dai comitati diocesani formatisi in ogni nazione, si presentarono nella Roma del tramonto papalino giovani di
ogni estrazione sociale: contadini e studenti universitari, figli del popolo e cadetti della più blasonata aristocrazia
europea [...]

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Papa Pio IX benedice le truppe pontificie

Il piccolo esercito pontificio composto da volontari cattolici provenienti da ogni nazione, costituito al solo scopo
istituzionale e di difesa dell’ordine pubblico, naviga fra mille difficoltà.

Il pro-ministro alle armi, card. Giacomo Antonelli, viene sostituito da mons. Saverio de Merode, già valoroso ufficiale dell’esercito belga e francese; egli in breve tempo riesce, data l’urgenza del momento, a far sì che il piccolo esercito diventi uno strumento efficace, moderno, bene organizzato, atto a mantenere l’ordine pubblico ma anche ad opporsi all’invasione di bande di volontari che si stanno formando ai confini dello Stato. Egli si avvarrà dell’opera dell’ufficiale francese de la Moriciere, vincitore del leggendario Abd-el Kader, durante la guerra d’Algeria, che viene nominato generale in capo.

Ha inizio così la “Nona Crociata” che, attraverso la sollecitazione dei comitati di arruolamento, l’opera capillare dei
vescovi e dei parroci, farà confluire a Roma i volontari provenienti da ogni paese; alcuni, come gli antichi crociati, hanno
sul petto l’insegna della croce, molti saranno raggiunti dalle famiglie con armi, cavalli e denaro destinato all’armamento.
Impossibile elencarli tutti, citeremo i più illustri: tra i francesi il conte Gaspard de Boubon Chalus, il conte Leon del
Lorgeril, il conte Theodore de Quattrebarbes, il barone Athanase de Charette, il visconte Alphonse de Chateaubriand,
nipote del celebre scrittore, il conte Hippolite de Momint, il conte de Becdelievre, valoroso comandante dei tiragliatori
franco-belgi a Castelfidardo, il conte Palphy ungherese, il polacco barone de Crovin, gli italiani conte Cesare Caimi, il
principe Carlo Chigi, il marchese Giovanni Lepri, il principe Francesco Ruspoli, il conte Cesare Crispoldi, il conte
Odoardo Ubaldini, il marchese Giacomo Pietramellara, ed altri ancora dal Belgio, dal Canada...
[...]
... non si può trascurare ciò che le cronache d’allora hanno consegnato alla storia: la partecipazione alla crociata fu del
fiori fiore del cattolicesimo e delle famiglie nobili di tutta Europa e non solo, si pensi ai canadesi e agli americani.
Accorsero i giovani, infiammati dall’azione dei comitati e dei sacerdoti che inneggiavano alla difesa di Roma quale
novella Gerusalemme minacciata dagli “infedeli” di quel tempo, massoni, rivoluzionari, atei delle diverse colorazioni.
Accorsero i rappresentanti, assai meno giovani, di grandi famiglie offrendo il loro braccio, già valoroso in altre battaglie,
il loro danaro; sì, “legittimisti, e retrogradi” come si sbraitava anche in quel medesimo tempo, ma pur fieri di andare a
difendere una causa “santa”, cioè disposti a sacrificare il bene della vita per un bene supremo, senza alcuna
contropartita se non l’orgoglio di quella “santa causa”.
Il momento storico stava cambiando radicalmente, altri ideali si profilano, le autorità costituite da secoli addietro
subiscono attacchi da più parti, l’ideale religioso non è indenne da questa prova; ma proprio per questo ancor più
meritevoli sono coloro che vi si consacrarono.
Perdurano a tutt’oggi pregiudizi e stereotipi inutili, frutto della propaganda del vincitore, che poco obbiettivamente
ingiuria, non riconoscendo le motivazioni ideali di coloro che gli si oppongono. Non si può tacere la connivenza di certa
storiografia, che dopo oltre un secolo non riesce a liberarsi dal controllo ideologico, venendo meno a quell’onestà
intellettuale che dovrebbe caratterizzare gli uomini liberi.

Adattato da Piero Raggi, L'esercito del Papa-Re, pubblicato in http://www.centrostudifederici.org/lesercito-del-papa-re/

 

 

 


Guida alla Lettura


1) Per chi hanno combattuto i volontari di cui si parla nel testo?


2) Per che cosa lo hanno fatto?


3) Perché la loro lotta viene chiamata «Nona Crociata»? Se non ricordi che cosa furono le crociate, informati su Wikipedia.


4) Qual è la posizione di Piero Raggi, autore del testo, nei confronti di questi volontari?


5) Che cosa intende dire nella frase «Perdurano a tutt’oggi pregiudizi e stereotipi inutili, frutto della propaganda del vincitore, che poco obiettivamente ingiuria, non riconoscendo le motivazioni ideali di coloro che gli si oppongono»?

 

6) Collegati al sito da cui è tratto questo testo e prova a valutare la posizione ideologica di chi vi scrive.


7) I difensori dello Stato della Chiesa furono tra gli sconfitti del Risorgimento. Perché a tuo parere ancora oggi qualcuno sente il bisogno di ricordarli?


8) Discuti con i tuoi compagni se sia possibile realizzare una ricostruzione storica neutrale e unica di un periodo o di un evento in cui le posizioni e gli interessi sono stati fortemente conflittuali. Che cosa fare di fronte a ricostruzioni storiche opposte?

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