Guida alla Lettura
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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
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Daniele Manin
Daniele Manin nacque nel 1804 in una famiglia che aveva ascendenze israelitiche, ma che si era convertita a metà del Settecento, assumendo il nome del padrino di battesimo, Ludovico Manin, che era stato l’ultimo doge della Repubblica di Venezia.
Laureato in legge a Padova nel 1821, Daniele iniziò la carriera di avvocato e si sposò con Teresa Perissinotti che era di una ricca famiglia aristocratica veneziana.
Mentre in quegli anni fiorivano le società segrete, Manin preferì impegnarsi in un’opposizione legale all’amministrazione austriaca. In questo senso l’8 gennaio 1848 Manin fece al governo austriaco una serie di richieste per la concessione di interventi in favore dello sviluppo dei traffici, delle finanze, dell’Esercito e della Marina in chiave “veramente nazionale e italiana”, libertà di parola, ingresso nella Lega doganale italiana, abolizione dei privilegi feudali che ostacolavano l’agricoltura, emancipazione degli ebrei, riforma del diritto. Ovviamente questo suo scritto lo rese sospetto alle autorità, tanto che il 18 gennaio venne imprigionato insieme a Niccolò Tommaseo, uno scrittore che più volte era intervenuto a favore della libertà di stampa.
Quando il 17 marzo 1848 arrivò a Venezia la notizia che il giorno 13 a Vienna il popolo era insorto chiedendo la Costituzione, la città scese in piazza, cacciò gli austriaci e liberò Manin e Tommaseo insieme agli altri prigionieri politici.
Napoleone Nani, Daniele Manin e Nicolò Tommaseo sono liberati dal carcere
Manin fu messo a capo del governo provvisorio e il 22 marzo a piazza San Marco proclamò la Nuova Repubblica veneta di San Marco.
Manin era di tendenze federaliste e repubblicane, ma quando Carlo Alberto entrò in guerra contro l’Austria, molti all’interno del governo provvisorio spinsero per la fusione con il regno dell’Alta Italia, che fu ratificata dall’assemblea il 4 luglio 1848. Anche Manin invitò i più fedeli repubblicani ad accettare la fusione e si dimise da presidente, in attesa dell’arrivo dei rappresentanti del re piemontese.
Ma la guerra finì con una sconfitta e con l’armistizio Salasco del 9 agosto, per cui Venezia fu abbandonata dai piemontesi. Ma la Repubblica di San Marco non volle arrendersi e in questa situazione disperata, Manin assunse la dittatura per quarantotto ore e poi fece parte del triumvirato che guidò la città nei mesi seguenti, quando Venezia fu messa sotto assedio dall’esercito austriaco. Manin guidò il governo rivoluzionario con competenza e fermezza e invitò il popolo a resistere nonostante la mancanza di cibo, i bombardamenti e l’epidemia di colera. Quando la situazione si fece insostenibile e Venezia alla fine si arrese, Manin con altri dovette partire per l’esilio.
Si recò allora a Parigi dove poté inserirsi facilmente tra le fila dei democratici, anche per la fama che aveva acquisito con l’eroica resistenza della Repubblica di San Marco. Intrattenne rapporti con gli intellettuali dell’epoca e partecipò al dibattito politico sull’unità nazionale italiana, spostandosi lentamente dalla posizione repubblicana a una in cui riconosceva alla monarchia piemontese un ruolo indispensabile per arrivare all’unificazione dell’Italia. Contribuì quindi a fondare la Società Nazionale Italiana che nacque a Torino nell’agosto 1857 con l’obiettivo di fornire un’organizzazione di sostegno al movimento per l’unità d’Italia guidata dal Piemonte. Il vero ispiratore della Società Nazionale era Cavour, che voleva avere un’associazione monarchica dove far confluire l’entusiasmo dei volontari di tutta la penisola che fino a quel momento erano stati guidati dai repubblicani.
Manin morì a Parigi il 22 settembre 1857, ma il suo corpo poté ritornare a Venezia solo nel 1868, due anni dopo la fine della Terza guerra d’indipendenza.
Due foto, tra le prime che furono realizzate con questo strumento da poco inventato, rappresentano l’arrivo del feretro al molo di Venezia e la cerimonia funebre in piazza San Marco.
Giovanni Battista Brusa, Arrivo delle spoglie di Daniele Manin al molo,
22 marzo 1868. Fotografia su carta albuminata
Anonimo, Venezia, Piazza San Marco: cerimonia per il rientro delle ceneri di Daniele Manin, 22 marzo 1868. Stampa all’albumina, 269x334 mm.
Guida alla Lettura
1) Dopo aver letto la biografia di Manin, a quale tipo di famiglia diresti che appartenesse:
-
povera ricca
-
nobile ricca
-
borghese
2) Nelle richieste che Manin rivolge al governo austriaco ti sembra che sostenesse interessi di tipo:
-
popolare
-
aristocratico
-
borghese
3) Tra le richieste di Manin alle autorità austriache c’è l’emancipazione degli ebrei. Perché c’era bisogno di questa disposizione? Per conoscere le condizioni di vita degli ebrei a Venezia puoi guardare Wikipedia.
4) Perché Manin passa da posizioni repubblicane a monarchiche?
5) Perché il funerale di Manin non poté essere fatto a Venezia subito dopo la sua morte? Controlla la data e ricorda chi governava a Venezia in quel periodo. Perché invece poté essere svolto nel 1868?