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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
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Cuore: una scuola laica, di tutti e risorgimentale
La copertina di Cuore di Edmondo de Amicis, nell’edizione Garzanti del 1886
Cuore, l’opera che Edmondo De Amicis pubblica nel 1886 su suggerimento e per l’editore Treves, è giustamente considerata una tessera fondamentale nella costruzione dell’immaginario collettivo di quelli che, al tempo, erano “nuovi cittadini italiani”.
Infatti, compiuta l’unità nazionale, era necessario che la gente di campagna e quella di città, i montanari e i rivieraschi, i veneti come i molisani, i milanesi e i napoletani, gli artigiani, i bottegai, i contadini, i professionisti, gli impiegati, i militari, gli insegnanti e gli studenti, gli uomini e le donne, i vecchi e i giovani cominciassero a sentirsi, oltre le differenze regionali e di status sociale, di genere e d’età, parte di una comunità che condivideva valori comuni.
Attraverso il diario di Enrico Bottini ci viene raccontato un anno di vita scolastica (si tratta del 1881-1882), in una terza elementare di Torino. Le pagine del diario sono inframezzate da alcune lettere del padre a Enrico, lettere che esprimono in modo diretto e esplicito il pensiero dell’autore, e dai “racconti mensili”, esempi positivi di abnegazione filiale e di eroismo patriottico o, come nel caso di Sangue romagnolo, rappresentazione di cosa può accadere se ci si allontana dalla retta via, ovvero se per «mala voglia» non si fa il proprio dovere a scuola e in famiglia.
De Amicis, come appartenente a quella consistente minoranza che ha voluto “fare l’Italia”, si sente ora chiamato al compito di “fare gli italiani”. Come intellettuale vive e respira il clima positivo di un’epoca che ha piena fiducia nel progresso e nella capacità dell’uomo di emanciparsi attraverso la scienza e la conoscenza dalle proprie miserie materiali e spirituali. A tale compito lo scrittore, che individua nella scuola uno spazio di incontro e di dialogo fra diversi e un baluardo di civiltà contro la barbarie, presterà con totale convinzione la sua penna e, appunto, il suo cuore.
De Amicis compie dunque la scelta di
contrapporre esplicitamente la scuola alle sofferenze, alla brutture, ai tormenti e alle ingiustizie non per edificare un’isola felice o per dar conto di un “altrove”, ma per indicare, ripetutamente, un percorso salvifico in cui ha piena fiducia. […]
Cuore accoglie, e anzi sottolinea, contrasti, antagonismi, fratture, anche se elegge l'aula scolastica a teatro di bene organizzate mediazioni, ovvero la descrive come uno spazio proprio creato sia per far bene intendere come si mostrino rilevanti le differenze, sia per ottenere ricomposizioni e per consentire un possibile dialogo fra quanti, fuori da quel contesto, possono ignorarsi, combattersi, detestarsi, mentre lì sanno di dover accogliere i continui inviti del maestro a considerarsi tutti italiani; e pur prendendo atto di come l'unificazione sia ancora in via di realizzazione sul piano socio-antropologico, tutti devono essere «soldati non codardi» di un'armata che si batte, non nella sola Italia, ma nella terra intera, per la civiltà.
Insomma De Amicis che, per un verso, nutre un sincero rispetto per la «scuola di tutti, laica, animata dalla devozione di insegnanti consapevoli e partecipi» e, per l’altro, crede nel Risorgimento e nei suoi valori, riesce a collegare in una proposta coerente queste due differenti dimensioni della propria identità pedagogica e politica in un’opera che, ancora oggi, è tra le più diffuse in Italia e all’estero.
FONTE:
Faeti A., Cuore, pp. 103-113, in (a cura di) Isnenghi M., I luoghi della memoria. Personaggi e date dell’Italia unita, Laterza, Roma-Bari, per Biblioteca Universale Laterza, 2010 (1997, 1° ed.).