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Abitare, mangiare, curarsi

Le abitazioni

Nel Nord e nel Centro il paesaggio rurale era caratterizzato da cascine sparse nelle campagne dove vivevano più famiglie. Ognuna aveva a disposizione un’abitazione piccola e malsana, fatta in genere di due sole stanze sovrapposte, una inferiore con il pavimento in terra battuta, dove si cucinava e mangiava, e una superiore a cui si accedeva per dormire attraverso una scala a pioli. Le latrine, quando c’erano, stavano all’esterno delle abitazioni. In inverno, quando il lavoro agricolo diminuiva e molto tempo veniva passato al coperto, queste case erano umide e poco accoglienti, per cui tutta la famiglia passava gran parte della giornata nella stalla, dove il calore degli animali permetteva di difendersi dal freddo senza consumare legna. Lì si mangiava, le donne filavano e tessevano, i bambini giocavano, gli uomini si riposavano e tutti chiacchieravano.
Nel Sud, invece, i contadini in genere erano proprietari delle case in cui vivevano, situate in grossi borghi collocati spesso in cima a colli per sfuggire alla malaria della pianura; per loro, quindi, alla fatica del lavoro si aggiungeva quella di lunghi spostamenti per arrivare nei campi. Anche nel Sud, comunque, le case erano piccole e sporche, annerite dal fumo della cucina, e ricevevano aria solo dalla porta, perché in genere non c’erano finestre. Il borgo, poi, era un labirinto di stradicciole ingombre di immondizie ed escrementi umani e animali, perché non esisteva né una rete fognaria, né una raccolta di rifiuti.

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La fotografia mostra una tipica usanza veneta, quella del “filò”: durante le sere d’inverno, nelle stalle, si chiacchierava e si raccontavano ai bambini storie e fiabe

L’alimentazione e la salute

Gran parte della produzione agricola andava al proprietario e all’affittuario, pertanto ai lavoratori ne rimaneva ben poca. Di conseguenza, l’alimentazione dei contadini era scarsa e poco nutriente perché era basata essenzialmente su cereali (mais al Nord, grano al Sud), legumi, qualche verdura, un po’ di lardo e di formaggio, mentre mancava quasi completamente di proteine animali (la carne si mangiava forse una volta all’anno) e vitamine. Per questo motivo, le persone avevano meno resistenza alle infezioni ed erano diffuse le tipiche malattie da cattiva alimentazione come il rachitismo, il gozzo o la pellagra. La fame era sempre compagna dei lavoratori della terra, specie in periodi di carestie, quando i prezzi degli alimenti rincaravano oppure quando la famiglia doveva indebitarsi per qualche ragione (una cattiva annata di raccolto, la malattia o la morte di un familiare ecc.). Ancora negli ultimi anni dell’Ottocento, molti giovani venivano esclusi dal servizio di leva per le loro cattive condizioni fisiche. L’acqua da bere era prelevata da pozzi, ma spesso direttamente dai corsi d’acqua.
Date la cattiva alimentazione e la scarsa igiene, è comprensibile perché le malattie fossero sempre in agguato e la mortalità fosse molto alta. La tubercolosi era la prima causa di morte, favorita dall’affollamento delle abitazioni.

Attività

1) Il paesaggio agricolo del luogo dove vivi ha conservato tracce di questa diversa distribuzione delle abitazioni: cascine isolate nei campi nel Centro-Nord e accentramento in villaggi sui colli nel Sud? Cerca nel web foto di questa diversa organizzazione del territorio e fanne una presentazione in PowerPoint.

2) Fai una ricerca sulle tre malattie da cattiva alimentazione che vengono citate: rachitismo, gozzo, pellagra. Per ciascuna scopri:

  • da che cosa è provocata;

  • come si manifesta;

  • come può essere evitata.

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