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La difficile memoria dei fatti di Bronte

La rivolta di Bronte e il modo in cui fu repressa non costituiscono certo un bell’episodio risorgimentale. Per questo negli anni successivi si cercò di non parlarne e di dimenticare quei fatti. Il mito del Risorgimento, che si andò costruendo dopo l’unificazione, richiedeva infatti che tutti i siciliani fossero stati dalla parte di Garibaldi e che tutti i garibaldini fossero degli eroi.

Giovanni Verga, scrittore siciliano e massimo esponente della corrente letteraria del Verismo, il 12 marzo 1882 nella «Domenica Letteraria» pubblicò la novella Libertà nella quale si raccontavano i fatti di Bronte. Il ricordo di quella strage era probabilmente ancora vivo, ma Verga, che era monarchico e moderato, non poteva certo rischiare di distruggere il mito del Risorgimento in nome della verità. Così nella novella gli abitanti di Bronte appaiono come i veri colpevoli e i garibaldini coloro che giustamente riportano l’ordine. L’avvocato Lombardo non viene neppure citato e le condanne a morte sembrano solo una conseguenza del carattere impulsivo di Bixio e non il risultato di un processo farsa.

Solo nel 1910 uno studioso di Bronte, il professor Benedetto Radice, pubblicò nell’«Archivio Storico per la Sicilia Orientale» (anno VII, fascicolo I, 1910) una monografia intitolata Nino Bixio a Bronte, in cui per la prima volta si parlò chiaramente dell’ingiustizia e della ferocia con cui i garibaldini repressero la rivolta.

Nel 1972 il regista Florestano Vancini diresse Bronte – Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato. Doveva essere uno sceneggiato televisivo in tre puntate, ma la Rai preferì mandare in onda la versione ridotta della dimensione di un film. L’opera di Vancini ricostruiva i fatti di Bronte in modo dettagliato e preciso con lo scopo di fare controinformazione storica e per questo suscitò un grande dibattito tra storici, intellettuali, politici che criticarono il film sia da Destra che da Sinistra.

In anni recenti il ricordo di Bronte ha trovato spazio anche nei manuali di storia. Anzi, chi pensa che l’unificazione dell’Italia sia avvenuta a spese del Meridione, riprende quella strage come un esempio particolarmente crudele della violenza subita dalle popolazioni del Sud. 

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