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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Le donne nel Risorgimento - 3 CULTURA E POLITICA - L’accesso alle professioni

L’accesso alle professioni

La proclamazione del Regno d’Italia segna l’avvio di una serie di leggi e riforme per far crescere l’istruzione attraverso l’obbligo di frequenza, e questo segna anche la crescita dell’istruzione femminile e la possibilità di accesso alle scuole pubbliche.
Il sapere tecnico e professionale delle donne cresce grazie anche all’iniziativa di enti e istituzioni private, filantropiche e professionali. La possibilità per le giovani di accedere ai licei e alle università viene sancita per legge nel 1874, anche se spesso le iscrizioni femminili venivano respinte con vari pretesti.
La prima donna laureata d’Italia fu Ernestina Paper, dottore in medicina presso l’Università di Firenze nel 1877. Pochi anni dopo, Lidia Poët si laureò a Torino in giurisprudenza e ottenne l’iscrizione all’ordine professionale degli avvocati.
Le donne che pervenivano a una buona cultura, nell’Ottocento, appartenevano spesso a un ceto sociale elevato e non avevano la necessità di lavorare. Molte però scrivevano testi in prosa e poesia, per se stesse, per gli amici e le amiche: le lettere di molte nobildonne hanno dato vita a corposi epistolari, che sono per gli storici un’importante fonte di informazioni sulla mentalità, le idee e i costumi di donne e uomini dell’Ottocento.

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Ritratto di Giannina Milli (1825-1888), intellettuale italiana del Risorgimento. Educata in casa dalla madre, divenne poetessa e autrice di testi patriottici, che declamava in prima persona nei salotti e nei teatri con abilità da attrice. Visse a Teramo, sua città natale, Firenze, Roma e Milano, ospite e amica di Clara Maffei. Fu direttrice didattica e ispettrice ministeriale, unendo le competenze letterarie e l’impegno educativo.

La crescita dell’istruzione femminile aprì, soprattutto dopo l’unità d’Italia, l’accesso a molte professioni intellettuali. Donne aristocratiche, della borghesia alta, media e anche piccola divennero giornaliste, maestre, educatrici. Alcune giornaliste si impegnarono direttamente per gli ideali risorgimentali, documentando le lotte dei patrioti; molte fondarono e collaborarono alle numerose riviste femminili pubblicate dalla metà dell’Ottocento, soprattutto nelle città e nelle regioni in cui l’acculturazione delle donne era maggiore: «La Novità» (1865), «Il Tesoro della famiglia» (dal 1865, soppresso nel 1888), «Margherita» (1878), «La Moda», «Lavori femminili», «Corriere della moda e della padrona di casa» (1891), «La Moda popolare» (1895) e «Arte nei lavori femminili» (1898) furono fondate a Milano, ma si diffusero e furono poi imitate in altre città del Nord e a Roma. Nelle riviste femminili c’erano informazioni di moda, igiene, puericultura, ma anche articoli di formazione civica e culturale. Negli ultimi vent’anni dell’Ottocento furono fondate anche riviste professionali, dedicate alle levatrici, alle impiegate, alle lavoratrici in generale e alle maestre.
Proprio quello delle maestre fu il lavoro decisivo per l’emancipazione di molte giovani donne: destinate spesso alle sedi più disagiate, le maestre ebbero il merito di alfabetizzare un gran numero di bambini, in città e nelle campagne. Erano pagate meno dei maestri maschi, ed erano destinate alle prime classi, mentre in quelle più avanzate insegnavano gli uomini. Per molte di loro il modesto salario e i sacrifici erano la via di accesso all’indipendenza e a un ruolo che, oggetto di scherno e disprezzo nei primi decenni, finì per diventare una posizione rispettabile: nei piccoli centri le figure di riferimento erano il curato, la levatrice, il segretario comunale, il sindaco e la maestra.

Attività

1) Leggi le pagine indicate e poi rispondi alle seguenti domande:

  1. Come sono state educate e istruite le donne di cui hai letto le biografie? In scuole o in casa?

  2. In che modo si sono impegnate nelle lotte risorgimentali? Quale ruolo hanno avuto?

  3. In quali attività si sono impegnate dopo l’unità d’Italia?

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