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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Gli stati preunitari: origine, restaurazione, moti liberali - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.5 Il Regno delle Due Sicilie - Il Regno delle Due Sicilie: il Meridione dai Normanni ai Borboni

Il Regno delle Due Sicilie: il Meridione dai Normanni ai Borboni

La costituzione di un ampio ducato nell’Italia meridionale risale al XII secolo per opera dei Normanni, con il riconoscimento del papa. Nel ducato furono compresi, di volta in volta, ampi territori della Puglia, della Calabria, della Sicilia e del Napoletano. In Sicilia si costituì un regno, con Ruggero II d’Altavilla e poi con Federico II di Svevia (erede per parte di madre dei territori dell’Italia meridionale e per parte di padre dell’Impero germanico), grande sovrano, di mentalità aperta, moderna, colta, tollerante. Il regno aveva una notevole importanza militare e commerciale per la sua posizione in mezzo al Mediterraneo, punto di transito per le rotte tra l’Europa, l’Oriente bizantino e il mondo arabo e musulmano: le rotte dei commerci e delle crociate. Federico II e suo figlio Corrado IV tennero il Regno di Calabria e di Sicilia dal 1225 al 1266.
Diverse casate europee si succedettero poi sul trono per conquista militare o per complesse trattative diplomatiche, eredità, matrimoni e guerre.
Si succedettero e si intrecciarono, dal 1268 al 1713, i domini degli Angioini, di origine francese, e degli Aragonesi, di origine spagnola. Con la pace di Utrecht nel 1714 il Regno di Napoli passò all’Austria fino al 1835, quando ritornò, per la conquista militare di Carlo di Borbone, durante la guerra di successione polacca, a essere un regno indipendente.
Durante questi secoli la Sicilia fu a volte unita al Regno di Napoli, a volte affidata a un ramo cadetto della medesima dinastia, a volte governata da sovrani diversi, tra cui, pur per pochi anni (1713-1720) i Savoia. Fu per lunghi periodi regno autonomo, ma dal 1409 al 1713 fu vicereame del Regno d’Aragona, sottoposta quindi direttamente a un governo straniero.
La Sicilia comunque fu costantemente caratterizzata da spinte indipendentiste che coinvolgevano sia la nobiltà che i popolani e li spingevano ad appoggiare, durante le dispute dinastiche, il pretendente che garantiva all’isola un’autonomia statale, soprattutto nei confronti di Napoli. Uno degli episodi più famosi fu la rivolta dei Vespri siciliani, scoppiata il lunedì di Pasqua del 1282 a Palermo contro i francesi.
Anche i Borboni, fino all’Età napoleonica, mantennero separato il Regno di Napoli e quello di Sicilia.

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Francesco Hayez, Vespri siciliani (scena 1), 1821-1822, olio su tela, 150x200 cm, collezione privata

La rivolta scoppiò per il comportamento offensivo di un soldato francese nei confronti di una giovane palermitana, mentre si aspettavano i Vespri sul sagrato della chiesa dello Spirito Santo. La sommossa dilagò in tutta Palermo e si trasformò in una caccia al francese, un vero massacro, guidato dalla nobiltà cittadina. Nei giorni seguenti anche altre città della Sicilia si ribellarono e chiesero l’appoggio del papa. Questi però era francese e non sostenne gli insorti che furono infine repressi con le armi da Carlo d’Angiò. L’episodio, durante il Risorgimento, divenne il simbolo della lotta contro l’oppressione straniera e fu rappresentato in un famoso quadro di Francesco Hayez e in un'opera di Giuseppe Verdi.

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