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Fonti consultate
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
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Il mondo all’inizio del periodo: fine del XVIII-inizio del XIX secolo
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All’inizio del XIX secolo, il mondo presenta poche, ma sostanziali modifiche territoriali rispetto al Settecento.
Asia e Oceania appaiono fondamentalmente immutate: grandi imperi e regni locali (ma anche grandi territori semidisabitati) proseguono abbastanza stabilmente la loro esistenza, seppur con la minaccia di un’ulteriore espansione coloniale europea, già avvenuta nella Russia siberiana, in buona parte dell’Australia orientale e dell’Oceania, oltre che nelle aree costiere del Sudest asiatico (con significative penetrazioni all’interno, in particolare quelle inglesi dopo il 1763).
L’Africa, se si esclude la colonia del Capo, in mano agli olandesi, che fin dal periodo napoleonico aveva cominciato a passare sotto il controllo britannico, e le colonie portoghesi di Angola e Mozambico, è territorio autonomo, ma ben presto comincia ad attirare geografi ed esploratori delle Società geografiche nazionali, che cominceranno a penetrare nell’interno alla scoperta delle sorgenti dei grandi fiumi e all’esplorazione di terre vergini. Alle loro spalle già si intravedevano gli appetiti interessati delle Compagnie coloniali europee.
La vera novità riguarda il continente americano, il primo a essere stato colonizzato dagli europei nel XVI secolo e di nuovo il primo a cambiare profondamente fisionomia.
La vittoriosa guerra di indipendenza delle tredici colonie inglesi del Nord America (1775-1781) aveva dato vita alla Repubblica federale degli Stati Uniti d’America.
Il Canada era divenuto una colonia inglese dopo che l’Inghilterra aveva conquistato il Quebec francese con la guerra franco-indiana, meglio nota come guerra dei Sette anni (1756-1763).
L’America latina divenne protagonista di altre fondamentali trasformazioni nei primi venti-venticinque anni dell’Ottocento.
La diffusione delle idee illuministe che si erano concretizzate nella guerra d’indipendenza statunitense (1775) e poco dopo nella Rivoluzione francese (1789), ispirarono principi indipendentisti e liberali. La causa scatenante fu però Napoleone Bonaparte. La sua invasione di Portogallo e Spagna nel 1807-1808 convinse molti borghesi creoli a non riconoscere la sovranità della madrepatria spagnola, tanto più che il governo era passato sotto il controllo dei francesi. Nel giro di pochi anni (entro il 1823) le colonie spagnole riuscirono a liberarsi, non senza lotte sanguinose al loro interno, e a costituire repubbliche costituzionali, grazie anche alla guida di leader carismatici come Simón Bolívar in Colombia e don José de San Martín in Cile.
Negli anni successivi gli stati appena sorti dalla decolonizzazione, forse perché troppo estesi, si smembrarono dando vita a nuovi (Perù, Bolivia, Uruguay, stati dell’istmo in America centrale).
Il Brasile invece ottenne l’indipendenza grazie a una suddivisione di ruoli all’interno della casa regnante portoghese: il re del Portogallo, fuggito in Brasile dopo l’invasione napoleonica, rientrò in Europa dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo. Il figlio del re, Pietro, divenne prima reggente e poi re del Brasile, proclamando l’indipendenza nel 1822 e trasformando il paese in una monarchia costituzionale.
Attività
Osserva la carta e rispondi alle seguenti domande:
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Quali aree del mondo all’inizio dell’Ottocento non sono ancora interessate dalla presenza degli europei?
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Le altre aree, caratterizzate dalla presenza europea, sono tutte indipendenti?
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Ricordi in seguito a quale serie di eventi? E con quale tipo di governo?
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Le aree sottomesse a quali potenze europee appartengono? Da quanto tempo?