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Il matrimonio

Il matrimonio, nei ceti aristocratici e benestanti, era in genere combinato dalle famiglie, che operavano nella prospettiva di un vantaggio economico o sociale. Nelle famiglie povere, invece, ci si preoccupava soprattutto di garantire al figlio una sposa laboriosa e capace di procreare figli. Per una figlia, con lo stesso criterio, si cercava un marito che fosse buon lavoratore e poco incline a frequentare osterie.

I momenti utili per far incontrare i giovani e creare occasioni di fidanzamento erano in genere, in tutti i ceti sociali, le feste: balli raffinati nei saloni delle ville e dei palazzi o incontri e conversazioni nei salotti per i giovani aristocratici e borghesi; balli popolari sull’aia per i giovani contadini, o le feste di quartiere in città per le famiglie di operai e artigiani.

Il rito del matrimonio avveniva con due cerimonie distinte: una civile e una religiosa. La celebrazione di un'unica cerimonia in chiesa, per i cattolici, con la trascrizione dell’atto nel registro civile, è stata adottata in Italia solo dopo il concordato tra la Chiesa e lo Stato del 1929, che ha posto fine al conflitto apertosi con la conquista di Roma nel 1870.

In caso di gravi disaccordi, le coppie si separavano “di fatto”: il divorzio, introdotto nella penisola da Napoleone nel periodo delle Repubbliche sorelle e poi durante il Regno italico del 1805-1814, fu in seguito soppresso ovunque dopo la Restaurazione.

Dopo l’unità d’Italia, fu evidente che le tradizioni culturali e politiche degli stati preunitari avessero creato condizioni sociali diverse: negli stati prima governati da regnanti aperti alle idee illuministe, le leggi erano più evolute, anche per quel che riguardava la condizione femminile. Così in Lombardia le donne videro la propria situazione peggiorare con la proclamazione del Regno d’Italia, rispetto alla legislazione attuata dagli Asburgo nel Lombardo-Veneto: esse si trovarono di nuovo sottoposte alla tutela maritale, dovevano cioè avere l’autorizzazione del marito per disporre del proprio patrimonio. Nel 1861, le donne lombarde inviarono, invano, al Parlamento una petizione per l’adozione anche nel nuovo Regno di una legislazione più rispettosa dei loro diritti. Di seguito puoi leggerne il testo.

Solo negli ultimi decenni dell’Ottocento, con la diffusione dell’industria, la crescita culturale e lo sviluppo dei movimenti femminili, la condizione di dipendenza delle donne dalla famiglia si modificò lentamente.

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Angelo Inganni, Festa di nozze in un cortile, o Matrimonio in Brianza, 1873, Museo Civico Revoltella, Trieste

1861: le donne lombarde inviano una petizione al Parlamento

ALLA CAMERA DE’ DEPUTATI

    Se Dio ha posto nell’uomo un’irresistibile tendenza alla libertà, perché nell’uso della libertà diventi migliore; se Dio benedice agli sforzi che la nazione italiana fa per rendersi libera, fondamento principalissimo di questo progressivo miglioramento dev’essere l’affermazione più larga possibile dell’emancipazione della donna. I primi otto anni dell’educazione dell’uomo appartengono quasi esclusivamente alla madre.

    Considerando che sui diversi Codici delle provincie italiane si sta elaborando un Codice unico per tutto il Regno d’Italia;

    Considerando che nelle provincie Lombarde, dove è vigente tuttora il Codice austriaco, la donna è parificata all’uomo nella facoltà di disporre delle proprie sostanze in ogni contrattazione, anche senza la tutela maritale;

    Considerando che il Codice albertino, § 130, sottopone, nelle antiche provincie, la donna alla tutela maritale nell’esercizio dei diritti di proprietà;

    Le sottoscritte cittadine italiane fanno al Parlamento rispettosa istanza, affinché nella compilazione del nuovo Codice civile italiano, alle donne di tutte le provincie vengano estesi i diritti riconosciuti fino a oggi alle donne lombarde.

Attività

1) Rileggi attentamente il testo dell’istanza inviata dalle donne lombarde ai deputati del Regno e individua i seguenti elementi:

  • le norme che le donne vogliono evitare;

  • le motivazioni che portano a sostegno delle proprie richieste;

  • l’obiettivo dell’istanza (o petizione).

 

2) Ti sembra che le donne firmatarie della petizione siano contrarie alla centralità del ruolo di moglie e madre nella propria condizione?

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