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L’impianto manualistico serve poco
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Il processo di unificazione nazionale
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Il Ducato di Parma e Piacenza: dalle origini a Maria Luigia d’Asburgo
Il Ducato di Parma e Piacenza fu costituito nel 1545 da parte del papa e durò oltre tre secoli, passando dalla casata dei Farnese ai Borbone nel 1731. La dominazione borbonica fu interrotta da due periodi di reggenza asburgica e dall’annessione alla Francia nell’Età napoleonica (1801-1814).
Il Congresso di Vienna restaurò il ducato come Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, affidandolo, sotto la protezione dell’Austria, alla moglie di Napoleone, Maria Luigia d’Asburgo (1791-1847), figlia dell’imperatore d’Austria Francesco I.
Giovan Battista Borghesi, Maria Luigia, duchessa di Parma e Piacenza, 1839, Galleria nazionale di Parma
Francesco I d’Asburgo, padre della nuova sovrana, affidò il governo del ducato a un giovane nobile irlandese di appena trent’anni, Filippo Francesco Magawly Cerati, con il compito di preparare il ducato all’arrivo della duchessa. Il conte Magawly Cerati riuscì a mantenere le istituzioni civili introdotte dalla precedente amministrazione francese e riportò a Parma anche alcune opere d’arte trafugate da Napoleone.
Maria Luigia entrò nella sua capitale attraversando a piedi il ponte di barche sul Po, lungo 363 metri, a Casalmaggiore. Fu accolta dal suono delle campane di tutte le chiese di Parma. La nuova duchessa depose il conte irlandese e lo sostituì con il conte Adam von Neipperg, suo amante e, dopo la morte di Napoleone, marito morganatico, cioè senza diritti sul trono.
Maria Luigia avviò la costruzione o il restauro di numerose opere pubbliche che diedero lustro e prestigio alla città: i ponti sui fiumi Taro, Arda, Nure e Trebbia, il cimitero della Villetta, l’università, il Teatro Regio e il conservatorio.
Ritratto di Adam Albert Graf Neipperg, secondo marito di Maria Luigia d’Austria,1820 circa, Museo Glauco Lombardi, Parma
Il conte Adam Albert von Neipperg, nobile e generale austriaco, fu posto a protezione di Maria Luigia dal padre. La benda sull’occhio era necessaria perché il conte aveva perso un occhio per una ferita in battaglia. Tra Maria Luigia e il conte nacque un rapporto basato su affetto e stima profondi. Egli l’aiutò e in molti casi la sostituì nel governo del ducato. Ebbero quattro figli (di cui solo due sopravvissero) e, alla morte di Napoleone nel 1821, si sposarono pur con matrimonio morganatico
In ambito giuridico Maria Luigia si dimostrò sovrana illuminata: mantenne infatti le disposizioni del periodo napoleonico pubblicando nel 1820 il Codice civile per gli stati parmensi. Riuscì anche a risanare la difficile situazione finanziaria del ducato con la valida collaborazione del suo ministro delle Finanze (dal 1830) Vincenzo Mistrali.
Ma fu soprattutto in ambito sociale e assistenziale che Maria Luigia dimostrò la propria concezione aperta e illuminata dello Stato: fin dal marzo 1817 prese provvedimenti per la prevenzione e la lotta alle epidemie con una serie di regolamenti sanitari. Pensò anche ai malati di mente, per i quali fu istituito l’Ospizio dei Pazzerelli, ambiente di cura spazioso realizzato in un convento cittadino. Altri provvedimenti importanti furono quelli per migliorare la condizione femminile con l’istituzione di scuole professionali e asili; nel 1817 inaugurò l’Istituto di maternità e la Clinica ostetrica universitaria.
Purtroppo la “protezione” austriaca si faceva comunque sentire e il principe di Metternich le impose come primo ministro il barone Joseph von Werklein, uomo duro e reazionario, che fu presto odiato dalla popolazione. Proprio contro la politica repressiva di quest’ultimo si sollevarono i patrioti di Parma nei primi mesi del 1831 e Maria Luigia fu costretta a lasciare la capitale trasferendosi a Piacenza. Grazie all’aiuto delle truppe inviate dal padre la sovrana riuscì in agosto a rientrare a Parma e a ristabilire il suo governo espellendo dal ducato l’odiato primo ministro, il barone Joseph von Werklein.
La duchessa Maria Luigia amava molto il profumo e il colore delle viole. Mentre si trovava ancora a Vienna diede indicazioni perché iniziassero a selezionare e conservare delle piante di violetta. Lei stessa ne curò la coltivazione nell’Orto botanico fondato a Parma. Fu per sua indicazione che i frati del Convento dell’Annunciata con un paziente lavoro, riuscirono a mettere a punto il profumo ancora oggi chiamato Violetta di Parma, i cui primi flaconi erano di uso esclusivo della duchessa. Valletti e servitori alla corte di Parma avevano la divisa di colore viola.