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Il 1848 in Europa e in Italia

Un anno eccezionale

 

Il 1848 fu davvero eccezionale. A partire dall’inizio dell’anno un’ondata di moti rivoluzionari sconvolse l’Europa mettendo in crisi l’equilibrio che era uscito dalla Restaurazione del 1815. Gli storici hanno chiamato questo periodo di rivolte Primavera dei popoli, perché furono insurrezioni popolari sostenute dai ceti borghesi e operai delle città che chiedevano di contare di più nelle scelte politiche ed economiche dei loro paesi.
Per chi visse in quegli anni, questa esplosione di lotte fu causa di vivissima emozione, per alcuni fu di speranza per un futuro migliore, mentre per altri prevalse la paura di perdere i vecchi privilegi. In ogni caso il ricordo di quell’anno è rimasto anche nel linguaggio corrente, tanto che ancora oggi frasi come «è successo un quarantotto» o «mandare a carte quarantotto», indicano una situazione di confusione e disordine.
Dopo mesi di battaglie e di barricate, tutte le insurrezioni cominciate nella primavera del 1848 furono sconfitte. Migliaia di combattenti rimasero uccisi o furono costretti all’esilio e i sovrani ritornarono sui loro troni. Ma ormai l’età delle monarchie assolute era conclusa e per i liberali e i rivoluzionari di tutta Europa le vicende di quell’anno divennero un mito da cui ripartire.

 

Verso l’insurrezione

 

Le motivazioni che portarono alle lotte del 1848 sono varie. Bisogna tener conto, infatti, che nel corso della prima metà dell’Ottocento la realtà era molto mutata: la borghesia si era sviluppata nei diversi paesi e non poteva più accettare il modello di monarchia assoluta ripristinato dal Congresso di Vienna del 1815 che impediva qualunque partecipazione popolare alle scelte di governo. Imprenditori, commercianti, liberi professionisti, intellettuali volevano invece una Costituzione che limitasse i poteri del sovrano e desse il potere di fare le leggi a un Parlamento eletto dalla componente benestante e istruita del paese.
D’altra parte, almeno in Francia dove la rivoluzione industriale aveva fatto sorgere una nuova classe di operai di fabbrica, si cominciavano a diffondere le prime teorie socialiste che chiedevano giustizia sociale anche per i lavoratori, diritto al lavoro, aumenti di salario, diminuzione dell’orario di lavoro, che in quel momento era di dodici ore al giorno compreso il sabato. Il Manifesto del Partito Comunista, che sarà alla base del pensiero socialista e comunista nei decenni successivi, fu scritto da Karl Marx e Friedrich Engels per presentare il programma politico della Lega dei Comunisti inglesi e fu pubblicato a Londra proprio nel febbraio del 1848.
Nei due anni 1846-1847, inoltre, in tutta Europa i raccolti erano stati molto scarsi, specialmente per una malattia che aveva colpito le patate, tanto che molta gente era morta di fame. Dato che non c’erano soldi a disposizione, i prodotti industriali erano rimasti invenduti e quindi molti operai erano stati licenziati, per cui nelle classi operaie e contadine la tensione era aumentata.
Intanto un vento nuovo di cambiamento e di progresso culturale aveva cominciato a circolare in Europa, tanto che persino all’interno del mondo cattolico, dopo l’elezione del nuovo papa nel 1846, si erano aperti dibattiti sulla necessità di maggior apertura da parte della Chiesa. Sempre più persone sapevano leggere, sempre più libri, giornali, riviste e opuscoli circolavano e diffondevano nuove idee e progetti. Il Romanticismo esaltava l’individuo in lotta contro i tiranni, recuperava la storia passata e le tradizioni popolari. Nasceva così un’idea di popolo come l’insieme di chi parla la stessa lingua e ha storia, consuetudini e ideali comuni e per questo ha diritto a essere indipendente. Queste idee facevano presa specialmente tra i diversi popoli che erano parte di imperi multiculturali, come l’Impero austriaco, e per questo si sentivano sotto il dominio straniero e aspiravano all’indipendenza nazionale.
Nelle diverse insurrezioni del 1848, quindi, le parole d’ordine che guidavano alla lotta furono tre, spesso intrecciate tra loro: Costituzione, indipendenza, giustizia sociale.

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