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Fonti consultate
L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
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I Vespri siciliani: brani significativi – I parte
SICILIANI Con empio desio
al suolo natio
insultan gl’iniqui
fra i canti e i bicchier.
Oh dì di vendetta,
men lento t’affretta,
ridesta il valor
ai vinti nel cor
(Atto I, scena I)
ELENA In alto mare e battuto dai venti,
vedi quel pino in sen degli elementi
a naufragar già presso? – Ascolti il pianto
del marinar pel suo navile infranto?
Deh tu calma, o Dio possente,
col tuo riso e cielo e mar;
salga a te la prece ardente,
Iddio risponde in suo voler sovrano:
«A chi fida in se stesso il cielo arride.
Mortali! Il vostro fato è in vostra mano!»
Coraggio, su coraggio,
del mare audaci figli;
è il gemere viltà!
Al ciel fa grave offesa
chi manca di coraggio;
osate! E l’alta impresa
Iddio proteggerà!
E perché sol preci ascolto?
Perché pallido è ogni volto?
voi tremate di spavento?
Su, su, forti! Al mugghiare dell’onda
e agli scrosci del tuono risponda,
si desti il vostro ardor,
invitti cor!
Coraggio, su coraggio, ecc.
CORO DI SICILIANI A quel dir – ogni ardor
si destò – nel mio cor.
Sospirar – è viltà!
l’onta ria – vendichiam,
il servir – disprezziam,
e con noi – Dio sarà.
[…]
ELENA Santa voce dell’onore
a quei cori già parlò.
ELENA, NINETTA, DANIELI Coraggio, su coraggio,
del mare audaci figli;
si sprezzino i perigli,
Iddio vi guiderà!
Si vendichi l’offesa,
osate! E l’alta impresa
il ciel proteggerà!
SICILIANI Coraggio, su coraggio!
Siamo del mare i figli:
si sprezzino i perigli.
Iddio ci guiderà.
Sì, vendichiamo l’offesa,
spezziamo il rio servaggio;
osiamo! E l’alta impresa
il Ciel proteggerà!
(Atto I, scena III)
MONFORTE (a parte) D’odio fremon compresso, tremendo,
ma di sprezzo sorride il mio cor!
Freman pur, ma divorin tacendo
la vergogna e l’imbelle furor!
(Atto I, scena IV)
ARRIGO Su me vegliò magnanimo
tra le guerriere squadre;
i passi miei sorreggere
Ei pur degnò qual padre;
gli alti d’onore esempi
fu gloria mia seguir;
io per lui vissi e intrepido
per lui vogl’io morir.
Di giovane audace
punisci l’ardir;
mi sento capace
d’odiarti e morir!
disprezzo il dolor;
incontro alla morte
va lieto il mio cor!
[…]
MONFORTE Sì! Tacciono
in alma grande l’ire:
e per salvarti io voglio
offrire al tuo valor
eccelsa meta, o giovane,
degna d’un nobil cor.
Al sol pensier di gloria
fremere in sen tu dêi!
ARRIGO La gloria! – E dove mercasi?
MONFORTE Sotto i vessilli miei!
Vien tra mie schiere intrepide,
t’affida al mio perdon;
vieni, per me sei libero!
ARRIGO No, no! Sì vil non son!
No, no: d’un audace
punisci l’ardir:
mi sento capace
d’odiarti e morir!
disprezzo ritorte,
non curo il dolor:
incontro alla morte
va lieto il mio cor!
[…]
ARRIGO Sono libero, e l’ardire
è innato in me!
L’ira tua mi può colpire,
ma non tremo innanzi a te!
(Atto I, scena VI)
PROCIDA O patria, o cara patria, alfin ti veggo!
L’esule ti saluta
dopo sì lunga assenza;
il tuo fiorente suolo
bacio, e ripien d’amore
reco il mio voto a te, col braccio e il core!
O tu, Palermo, terra adorata,
de’ miei verdi anni – riso d’amor,
alza la fronte tanto oltraggiata,
il tuo ripiglia – primier splendor!
Chiesi aita a straniere nazioni,
ramingai per castella e città:
ma, insensibili ai fervidi sproni,
rispondeano con vana pietà! –
Siciliani! Ov’è il prisco valor?
Su, sorgete a vittoria, all’onor!
[…]
Nell’ombra e nel silenzio
più certa è la vendetta;
non teme e non l’aspetta
il barbaro oppressor.
Santo amor, che in me favelli,
parla al cor de’ miei fratelli;
giunto è il fin di tanto duolo,
La grand’ora alfin suonò!
Salvo sia l’amato suolo,
poi contento io morirò!
(Atto II, scena I)
ELENA Di Pietro d’Aragona è nostro il voto?
ARRIGO Esso è per noi?
ELENA Che ti promise?
PROCIDA Nulla
ancora; perché in nostro
favor la spada egli disnudi alfine,
vuole che insorga la Sicilia intera!
A tal prezzo è per noi. – E la Sicilia
è pronta? Dite: che sperate omai?
ARRIGO Nulla! Sommesso il core, impaziente freme,
ma incerta e lenta, o tutto o nulla teme
PROCIDA S’infiammi il suo disdegno
e stretti e insiem concordi
opriam!
ARRIGO Già lo tentai! Scarso di forze
ancora, il popol dubbia!
PROCIDA Ebben, dovremo
suo malgrado tentare
un colpo audace, estremo!
E sorga il giorno alfine
che di novelli oltraggi
lo colmi il fero Franco,
ond’ei si desti e s’armi la sua mano!
ARRIGO Può sorgere un tal giorno...
[…]
ARRIGO Popolo folto accorre...
PROCIDA E fa lievi i perigli!
E forte in massa: il popolare ardore,
pur da scarsa scintilla acceso, in breve
divampa! All’opra! Alto è il disegno ed alto
io chiedo un cor che il mio desir coroni,
ed un braccio!
(Atto II, scena II)
Per le attività consulta l’unità I Vespri siciliani: brani significativi – II parte.