top of page

Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L'impresa dei Mille - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.5 Calatafimi - I soldati borbonici (G. Bandi)  

I soldati borbonici (G. Bandi)

Ma cosa pensavano i soldati borbonici che combatterono a Calatafimi contro i garibaldini? In tutte le memorie questi soldati sono detti napoletani. Ecco la testimonianza di Giuseppe Bandi che, durante l'assalto, venne ferito al petto e alla testa.

Soldati_borbonici.jpg

Cacciatori in gran tenuta, 1854

Ed io m’ero messo in buona pace, quando sentii singhiozzare vicino a me, e sentii una voce raccomandarsi a Dio e a San Gennaro e a diverse Madonne tutte sante e prodigiose […]. Mi sollevai un tantino, sebben le ferite cominciassero a dolermi e il sangue venisse giù a fiotti per cinque buchi e vidi un cacciatore napoletano disteso a pochi passi dal mio cespuglio, accanto a un grosso sasso.

Il disgraziato aveva il viso tutto pieno di sangue, ed era spaventatissimo per le palle che spesso coglievano il sasso e vi rimbalzavano sopra con rumoroso scoppiettìo.

Pensai che anche costui era di carne e di ossa, e per di più italiano come me; e pieno di compassione, gli dissi:

– Fratello, non gridar tanto; che ti farà male; abbi pazienza come io l’ho.

Il napoletano, udendo la mia voce, cominciò a strillar più forte che mai. Quando poi m’ebbe visto, si diè a raccomandarsi […] scongiurandomi che non l’ammazzassi lì come un cane e senza il prete, e non c’era verso che si quietasse.

– O bue, – soggiunsi – non vedi che son ferito anch’io, e tribolo forse più assai di te?... Credi tu d’aver vicina una bestia feroce?... Credi che noi siam gente ghiotta del sangue delle povere creature, come t’avran detto quegli asini dei tuoi ufficiali?

A queste parole, il mio napoletano si confortò alquanto, e ripigliò a dire:

– Signor piemontese, salvatemi, mi raccomando a voi… avevo paura che foste siciliano e mi facevo morto…

Capii subito ciò che voleva dirmi, giacché sino dal 1848 avevo udito esser tanto fiero l’odio che correva tra i napoletani e i siciliani gli domandai dove fosse stato ferito, qual fosse la sua patria, e tante altre cose […].

Mi rispose che aveva ventun anno, era nativo di Nola, e l’aveva ferito nel collo una palla […]. Poi soggiunse che i suoi ufficiali avevan detto esser falso che fosse con noi Garibaldi, ma c’era invece un tristo bandito per nome Garibaldi, il quale speculava sulla somiglianza del nome suo con quello del gran capitano, per far chiasso tra i siciliani e per rubare a man salva. Da lui seppi […] che i cacciatori eran venuti tutti baldi all’assalto della nostra posizione, credendo aver a che fare coi “malandrini” […], ma che udita la tromba e veduto che combattevamo con le baionette ed eravamo, insomma, tanti piemontesi, avevan detto tra sé e sé: “Che facciamo?”

Mentre stavo così ciarlando col cacciatore, certi siciliani vennero alla nostra volta, e sbirciando il mio vicino gli corsero addosso. Allora io, sollevandomi quanto seppi e potei, mi detti a gridare […] che guardasser bene a ciò che farebbero. I siciliani si fermarono e parvero disposti a ubbidirmi; ma io vedendo passar da lontano tre o quattro dei nostri […] li chiamai a me e ordinai che pigliassero il napoletano e me lo mettessero accanto. Que’ tali […], due eran veneti e uno mi parve marchigiano, presero il ferito sulle braccia e me lo posero a fianco […]. 
 


Da Bandi G., I Mille. Da Genova a Capua, in: http://www.liberliber.it, pp. 333-337.

 

 

 

Guida alla Lettura


1) Individua e sottolinea nel brano le frasi che confermano l’ostilità tra siciliani e napoletani. 


2) Ora spiega con parole tue:  

  • Perché si detestavano?    

  • Quale era lo scopo degli ufficiali borbonici nel raccontare informazioni false ai propri soldati?  

  • Quale effetto ebbe sui soldati la scoperta della verità?  
     

Da ultimo confronta le tue ipotesi con quelle dei tuoi compagni.

bottom of page