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Giolitti: lettere politiche e personali

Giovanni Giolitti  viveva con la sua famiglia in Piemonte, a Cavour, e si trasferiva, dapprima a Firenze, finché la città fu capitale, e poi a Roma quando era impegnato nei lavori della Camera o del governo. Con la famiglia e con i collaboratori, amici e sostenitori intrattenne una corrispondenza fitta, da cui emergono spesso, oltre a notizie personali ed espressioni di affetto o amicizia, anche considerazioni politiche. In un minor numero di occasioni scrisse anche al re: le lettere al sovrano sono più rare per il grande rispetto di Giolitti verso il re e anche perché aveva, con una certa regolarità, colloqui personali sia con Umberto I che con Vittorio Emanuele III.

Qui di seguito trovi stralci di sue lettere a diversi interlocutori. Leggi i tre brani e rispondi alle domande. 


24 ottobre 1894  


Da una lettera al re 


[...] Negli interrogatori si insiste perché gli imputati dicano di aver ricevuto ordini superiori, dichiarando che così saranno esenti da responsabilità. L’assolutoria scandalosa di ladri di milioni ha fatto purtroppo una triste riputazione al nostro paese, e ha dimostrato alle classi povere che le leggi penali non raggiungono in Italia i grossi delinquenti. Ora si aggiungerà la prova che i grossi delinquenti in Italia, oltre ad essere assolti, possono, coi milioni rubati, far processare coloro che li avevano scoperti, denunciati e messi in carcere. Io nulla chiedo ma lascio a Vostra Maestà di giudicare quanto giovi tutto ciò alle istituzioni e al buon nome dell’Italia. [...] 
 


Da Mola A., Giolitti, lo statista della nuova Italia, Milano, Mondadori 2003, p. 196. 
 


15 marzo 1896 


Da una lettera alla figlia Enrichetta e al genero Mario 


[...] Tu e Mario partite dal concetto di ciò che dovrebbero essere gli uomini e perciò di ciò che dovrebbe essere un governo, e quando vedete un governo che non risponde a codesto ideale vorreste vederlo buttare giù. Mettiti in capo questo, che gli uomini sono quel che sono, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, con i loro vizi, i loro difetti, le loro passioni, le loro debolezze; e il governo deve essere adatto agli uomini come sono; certo il governo deve mirare a correggere, a migliorare, ma anch’esso è composto di uomini e l’uomo perfetto non esiste. Un governo è il portato di secoli di storia, e la peggiore di tutte le costituzioni sarebbe quella che venisse studiata in base a principi astratti e non fosse adatta in tutto e per tutto alle condizioni attuali del paese. Il sarto che ha da vestire un gobbo, se non tiene conto della gobba, non riesce. [...] io non sono conservatore; tutt’altro vedo troppo chiaro quanto vi è di brutto e di spregevole nell’andamento attuale della politica italiana, ma non voglio aiutare chi ci porterebbe a cose peggiori. Purtroppo non vi è scelta tra il bene e il male, ma fra mali diversi e questo è il lato più triste della vita politica. [...] 
 


Da Mola A., Giolitti, lo statista della nuova Italia, Milano, Mondadori 2003, p. 217.
 

 


 
22 gennaio 1915


Da una lettera a Camillo Peano, suo alleato politico 


[...] Certo io considero la guerra non come una fortuna (come i nazionalisti) ma come una disgrazia, la quale si deve affrontare solo quando è necessario per l’onore e per i grandi interessi del paese. Non credo sia lecito portare il paese alla guerra per un sentimentalismo verso altri popoli. Per sentimento ognuno può gettare la propria vita, non quella del paese. [...] 
 


Da Mola A., Giolitti, lo statista della nuova Italia, Milano, Mondadori 2003, p. 364.  

 

 

 

Guida alla Lettura

 

1) Nella prima lettera, indirizzata al re, a quale problema della sua carriera politica allude Giolitti? Chi era in quel periodo re d’Italia?
 
2) Chi potrebbe essere danneggiato, secondo Giolitti, dagli sviluppi della vicenda?
 
3) Nella seconda lettera, indirizzata alla figlia, sottolinea le parole che indicano un giudizio, da parte di Giolitti, sulla politica italiana.
 
4) Qual è il significato della metafora usata da Giolitti (in neretto) per definire la società e la politica italiana? 
 
5) Nella terza lettera, indirizzata a un alleato politico, sottolinea la motivazione che Giolitti propone contro la guerra. 
 
6) Quali altre motivazioni aveva Giolitti per opporsi al conflitto?

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