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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Un decennio di preparazione e di guerre (1850-1859) - 3 SOGGETTI E PROTAGONISTI - Napoleone riconosce il Regno d'Italia

Napoleone riconosce il Regno d’Italia

N. 12

NAPOLEONE III A VITTORIO EMANUELE
SUL RICONOSCIMENTO DEL REGNO D’ITALIA CON LE RISERVE
PEL DOMINIO PONTIFICIO

Vichy, 12 luglio 1861

 

Signore mio Fratello,

Ho avuto la felicità di poter riconoscere il Regno d’Italia in un momento in cui V. M. perdeva l’uomo che aveva maggiormente contribuito alla rigenerazione del suo paese. Con ciò ho voluto dare una prova della mia simpatia ad una causa per la quale noi avevamo combattuto insieme. Ma riprendendo i nostri rapporti ufficiali sono obbligato di fare le mie riserve per l’avvenire. Un Governo è sempre legato dai suoi antecedenti. Da undici anni io sostengo a Roma il potere del Santo Padre. Malgrado il mio desiderio di non occupare militarmente una porzione del suolo italiano, le circostanze sono sempre state tali, che m’è stato impossibile di sgombrare Roma.
Se lo avessi fatto sarei senza guarentigie, avrei mancato alla fiducia che il Capo della religione aveva posto nella protezione della Francia. La posizione è sempre la stessa.
Debbo dunque dichiarare francamente a V. M. che, riconoscendo il Regno d’Italia, lascierò le mie truppe a Roma, sinchè essa non sarà riconciliata col Papa, o che il Papa sarà minacciato di vedere gli Stati, che gli rimangono, invasi da una forza regolare od irregolare.
In questa circostanza, V. M. sia bene persuasa che io sono mosso unicamente dal sentimento del dovere. Posso avere delle opinioni opposte a quelle di V. M., credere che le trasformazioni sono l’opera del tempo, e che un’aggregazione completa non può essere durevole se non è stata preparata dall’assimilazione degli interessi, delle idee e delle consuetudini; in una parola, penso che l’unità avrebbe dovuto seguire e non precedere l’unione. Ma questa convinzione non influisce per nulla sulla mia condotta. Gli italiani sono i migliori giudici di ciò che loro conviene e non tocca a me, sorto dall’elezione popolare, pretendere di pesare sulle decisioni di un popolo libero.
Spero che V. M. unirà i suoi sforzi ai miei, affinché nell’avvenire nulla venga a disturbare la buona armonia sì felicemente stabilita tra i due Governi.
Sono ecc. di V. M.

Il buon fratello
NAPOLEONE

 

 

Documento tratto da Anchieri E. (a cura di), Antologia storico-diplomatica, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Varese 1941, pp. 145-146; citato in http://www.150anni.it

 
 
 
 
 
 
 
Guida alla Lettura

 

1) Napoleone riconobbe il nuovo Stato italiano alcuni mesi dopo la sua proclamazione: «in un momento in cui V.M. (Vostra Maestà) perdeva l'uomo che aveva maggiormente contribuito alla rigenerazione del paese.» A chi si riferisce Napoleone III? Perché?
Per rispondere puoi consultare l'unità che segue.


2) Napoleone aveva delle riserve rispetto al costituirsi del Regno d'Italia. Riserve che scrisse chiaramente: quali?

3) Al termine del suo messaggio aggiunse una frase «Penso che l’unità avrebbe dovuto precedere l’unione»: cosa può significare secondo te? In che senso poteva avere ragione di scriverla? In che senso invece era troppo prudente? Discutine con i compagni.

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