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Le classi sociali dal Medioevo all’Ottocento
In quasi tutta l’Europa occidentale l’Ottocento fu un secolo di grandi trasformazioni non solo politiche, ma anche economiche e sociali. Fu quindi necessario trovare nuovi criteri per leggere la società e la sua nuova stratificazione interna.
Dai tre Stati di origine medievale…
Fino al Settecento, per descrivere la società si utilizzava ancora lo schema medievale dei tre Stati: chi prega (cioè il clero), chi combatte (cioè l’aristocrazia), chi lavora (tutti gli altri). Già nei secoli precedenti, comunque, questa tripartizione era divenuta più articolata:
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il clero non era mai stato un gruppo sociale compatto: infatti, ben diverse erano le condizioni di vita e di potere, per esempio, di un cardinale, assimilabile a un nobile, e di un parroco di campagna, molto simile a uno dei suoi parrocchiani contadini. Con l’illuminismo e la Rivoluzione francese, inoltre, il clero aveva perso parte della sua forza ideologica e delle sue ricchezze;
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l’aristocrazia non era più solo quella di origine feudale, proprietaria di terre e presente nelle gerarchie militari. A essa si erano aggiunte persone che avevano ottenuto il titolo nobiliare grazie agli alti incarichi svolti nell’amministrazione pubblica, oppure grazie a grandi ricchezze, ottenute specialmente con il commercio;
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nel Terzo stato c’era di tutto: ricchissimi mercanti e banchieri, piccoli proprietari terrieri, commercianti e artigiani, soldati, artisti e insegnanti, operai e contadini, disoccupati, ladruncoli e prostitute. Diversi per ricchezza e stile di vita, tutti erano accomunati dal fatto di essere stati sempre esclusi dal potere politico, e proprio per questo, infatti, era scoppiata la Rivoluzione francese.
Illustrazione del XIII secolo che rappresenta l’ordine sociale tripartito del Medioevo: oratores, «coloro che pregano» (clero), bellatores, «coloro che combattono» (cavalieri), e laboratores, «coloro che lavorano» (contadini, operai ecc.)
… alle tre classi di concezione contemporanea
Per descrivere una società articolata come quella ottocentesca, i tre selettori medievali non risultano più utili. Oggi, infatti, ci serviamo di altri criteri: la proprietà (di terre, case, aziende commerciali o industriali, denaro ecc.), l’istruzione e l’educazione, il potere e il prestigio, lo stile di vita. Queste variabili spesso si intrecciano in modi diversi, per cui non è sempre facile dividere uno strato sociale da un altro per ricostruire una schematica “piramide sociale”.
In base a questi criteri, nella società ottocentesca possiamo comunque distinguere tre classi sociali:
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l’aristocrazia, erede del gruppo dominante dei secoli precedenti. Era un po’ meno dell’1% della popolazione;
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la borghesia, che, pur non essendo nobile di nascita, era istruita e svolgeva attività che fruttavano denaro e le permettevano uno stile di vita benestante e decoroso. In base alla ricchezza posseduta e al prestigio di cui godeva, possiamo dividere la borghesia in alta (per esempio un banchiere), che costituiva circa l’1% della popolazione, media (per esempio un medico), e piccola (per esempio un bottegaio), che insieme formavano circa il 15% della popolazione;
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le classi popolari, che comprendevano sia il proletariato (cioè i lavoratori urbani e rurali privi di proprietà, ma anche quei piccolissimi proprietari che vivevano a stento del loro lavoro), sia il variegato mondo del sottoproletariato (cioè chi non aveva un lavoro definito e viveva di espedienti, i disoccupati, i girovaghi, i mendicanti, gli invalidi, i ladri, le prostitute ecc.).