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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
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L’assedio di Gaeta
L’assedio di Gaeta (4 novembre 1860 – 15 febbraio 1861), condotto dall’esercito piemontese al comando del generale Enrico Cialdini, fu l’atto militare che concluse il processo di disgregazione del Regno delle Due Sicilie.
Adolf Dauthaghe, Francesco II di Borbone, litografia, 1861
A Gaeta si era rifugiato, il 7 settembre del 1860, il re Francesco II di Borbone accompagnato dalla regina Maria Sofia di Baviera. La coppia reale aveva lasciato Napoli su consiglio del direttore di polizia Liborio Romano ed era giunta a Gaeta con i nobili e gli ufficiali del seguito e una nave che recava a bordo l’archivio personale del re e i bagagli della famiglia reale e della corte.
Le truppe borboniche a difesa della città erano costituite dal presidio originario a cui si era aggiunto un terzo di quelle sconfitte sul Volturno. Le rimanenti truppe reduci dal Volturno si erano divise: in parte a Capua, con i feriti, e in parte sconfinate nello Stato Pontificio, dove erano state accolte ma disarmate. Anche le truppe rimaste a Capua, dopo un giorno di bombardamenti piemontesi, si erano arrese su pressione della popolazione civile. Quelli che raggiunsero Gaeta erano dunque soldati sconfitti e in preda allo sconforto.
Eugène Sevaistre, Bombardamento e presa di Gaeta, stereofotografia, 1860