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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il biennio 1848-1849 - 3 SOGGETTI E PROTAGONISTI - Anita Garibaldi

Anita Garibaldi

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Gaetano Gallino, Ritratto di Anita Garibaldi, 1845

Nella biografia di Anita Garibaldi storia e leggenda spesso si intrecciano. Nata nel 1820, o nel 1821, a Morrinhos, una frazione della città di Laguna nell’estremo sud del Brasile, Ana Maria De Jesus Ribeiro da Silva (chiamata affettuosamente Aninha) fin da bambina manifesta una personalità anticonformista, adottando comportamenti allora ritenuti esclusivamente maschili. Impara presto a cavalcare a pelo, cioè senza sella, diventa un’abile nuotatrice e risponde con aggressività a chi la importuna, dimostrando un coraggio fuori dal comune. Alla morte prematura del padre, la numerosa famiglia Ribeiro finisce in una situazione di estrema miseria, che induce la madre ad accasare le figlie. Aninha, appena quindicenne, sposa il calzolaio Manuel Duarte de Aguiar. Nulla di certo si sa di quest’uomo, come nulla si conosce della vita di Aninha negli anni trascorsi tra il matrimonio e l’incontro con Garibaldi. Anche questo fatto è avvolto nella leggenda: si racconta che Garibaldi abbia visto la prima volta Aninha nel luglio del 1839 (ma alcune fonti spostano l’incontro tra agosto e settembre) quando si trovava in Brasile a combattere per l’indipendenza del Rio Grande do Sul dal governo imperiale. Lo stesso Garibaldi ricorda nelle sue Memorie che, sbarcando a Laguna, incontrò casualmente Aninha (da lui poi chiamata Anita) e che, folgorato dalla sua bellezza e dalla sua personalità, la salutò dicendole «Tu devi essere mia».
Nell’ottobre dello stesso anno, quando Garibaldi s’imbarca sulla nave Rio Pardo per riprendere la guerra, Anita lo segue diventando la sua compagna di vita, sempre pronta a combattere coraggiosamente al suo fianco. Attraverso fughe rocambolesche riesce a sottrarsi più volte alla cattura: fugge anche nel settembre del 1840 a poche settimane dalla nascita del primo figlio, chiamato Menotti in ricordo del patriota modenese Ciro Menotti, e con il bambino in braccio rimane nascosta per giorni in un bosco finché Garibaldi e i suoi la trovano.
Nel 1841, persa ogni speranza di successo della rivoluzione brasiliana, Garibaldi e Anita si trasferiscono a Montevideo in Uruguay, dove si sposano, essendo nel frattempo morto il precedente marito della donna. A Montevideo rimangono sette anni, durante i quali nascono tre figli: Rosita (1843), che muore due anni dopo, Teresita (1845) e Ricciotti (1847).
Nel 1847, quando giungono le notizie delle rivoluzioni europee, Garibaldi decide di rientrare in Europa. Organizza prima il viaggio di Anita, la quale si imbarca nel dicembre di quell’anno, insieme ai figli Menotti, Teresita e Ricciotti, arrivando dopo alcuni mesi a Nizza, dove si stabilisce presso la madre di Garibaldi. Qualche mese dopo anche Garibaldi arriva a Nizza, da dove riparte presto per raggiungere Roma e difendere con un corpo di volontari la Repubblica Romana proclamata il 9 febbraio 1849. Spinta dal desiderio di condividere anche questa esperienza con il marito, Anita arriva a Roma qualche settimana prima che la Repubblica venga sconfitta dall’intervento dell’esercito francese.
Alla dichiarazione di resa, avvenuta il 4 luglio 1849, Garibaldi e i suoi volontari iniziano una lunga ritirata attraverso l’Italia nel tentativo di raggiungere Venezia, dove resiste la Repubblica di San Marco. Tagliati i lunghi capelli e vestita da uomo, Anita, che è incinta di quattro mesi, si unisce alla colonna e cavalca per chilometri in una drammatica marcia. Inseguiti dall’esercito francese, dall’esercito austriaco e dalla polizia papalina, i garibaldini sono costretti a prendere strade diverse. Garibaldi con Anita, che nel frattempo ha contratto la malaria, trova rifugio in una fattoria di Mandriole nei pressi di Ravenna. Qui il 4 agosto 1849 Anita, che non ha ancora 28 anni, stremata dalla fatica e dalla malattia, muore.
Braccato dagli austriaci, Garibaldi deve riprendere presto la via di fuga mentre Anita viene velocemente sepolta in un campo e successivamente trasferita nel cimitero di Mandriole. Nel 1859, al termine della Seconda guerra d’indipendenza, Garibaldi, accompagnato dai figli Menotti e Teresita e da alcuni fedelissimi, fa riesumare e trasferire a Nizza le spoglie della moglie. Queste oggi si trovano a Roma, dove sono state traslate nel 1932 e deposte nel basamento del monumento eretto in onore di Anita sul Gianicolo.

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Mario Rutelli, Monumento e tomba di Anita Garibaldi (1932), Roma

Guida alla Lettura

1) Ripercorri cronologicamente le tappe della biografia di Anita Garibaldi (l’esercizio è avviato):

1820 (1821): nasce a Morrinhos, una frazione di Laguna in Brasile.

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2) Osserva attentamente l’immagine del monumento dedicato ad Anita sul Gianicolo. Quale momento della vita dell’eroina ha rappresentato lo scultore?

3) Dopo la morte Anita diventò presto un mito. Secondo te, quali aspetti della sua storia hanno contribuito a farne una figura leggendaria?

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