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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L'impresa dei Mille - 3.2 SOGGETTI e PROTAGONISTI - Le biografie - A proposito delle Noterelle d'uno dei Mille di G.C. Abba

A proposito delle Noterelle d’uno dei Mille di G.C. Abba 

Giuseppe Cesare Abba (Cairo Montenotte 1838 – Brescia 1910) fu uno dei protagonisti, anzi uno dei cantori, con Giuseppe Bandi e Alberto Mario, dell’impresa dei Mille. Il suo nome è infatti legato al racconto che ne fece in varie versioni fino a quella definitiva, pubblicata nel 1891, con il titolo Da Quarto al Volturno. Noterelle d’uno dei Mille.

Una versione precedente, intitolata Noterelle d’uno dei Mille edite dopo vent’anni, era uscita nel 1880 presso l’editore Zanichelli. L’opera raccontava gli episodi accaduti tra il 3 maggio e il 21 giugno 1860 e costituiva la rielaborazione degli appunti contenuti in un taccuino (Diario della spedizione 1860) e del poemetto Arrigo da Quarto al Volturno, edito nel 1866.  Nel 1882 venne pubblicata, ancora da Zanichelli, una seconda edizione ampliata con il racconto degli eventi fino al 21 agosto e con il titolo modificato in Da Quarto al Faro. Noterelle d’uno dei Mille edite dopo vent’anni.

Da ultimo nel 1891 veniva data alle stampe la versione che oggi noi possiamo leggere con il titolo Da Quarto al Volturno. Noterelle d’uno dei Mille. Il memoriale veniva infatti ampliato con la narrazione dei fatti fino all’imbarco di Garibaldi per Caprera, evento che segna la conclusione dell’impresa.

Fu proprio Giosuè Carducci a favorire la pubblicazione del libro che giudicò un piccolo capolavoro, apprezzandone in particolare «l’impronta della verità freschissima che serbano nell’espressione». Senza il suo interessamento quello che è considerato il miglior prodotto della letteratura garibaldina non avrebbe forse visto la luce.

Ma la più elevata qualità letteraria dell’opera di Abba, la sua prosa rotonda e distesa, così come le sue intenzioni pedagogiche nel proporre figure e vicende esemplari finiscono per creare un singolare paradosso, ben al di là delle intenzioni dell’autore. Secondo Paolo Ruffilli:

le Noterelle, che sono nella loro misura di piccolo capolavoro da inserire certamente nel quadro della letteratura garibaldina, rappresentano anche il tradimento in un certo senso dello spirito e dei modi della stessa letteratura garibaldina. Perché, partendo dalle medesime premesse sia ideologiche (le tesi rivoluzionarie e repubblicane mazziniane) sia formali (la nuova poetica impressionistica), approdano alle mete quasi opposte del compromesso politico, quanto al messaggio veicolato (trasmesso N.d.R.), e della linearità classica, quanto allo stile.


Sulla stessa lunghezza d’onda è il giudizio di Roberto Bigazzi. Un giudizio più chiaramente orientato a ricostruire le ragioni storiche del successo di Abba e – in misura minore – del Bandi, a cui fece da contrappunto – nello stesso periodo – l’oblio verso testimoni, per esempio Alberto Mario, che consegnavano, invece, un’immagine meno edulcorata e più contraddittoria della spedizione del 1860. Sostiene Bigazzi che nel clima trasformista degli anni ottanta, caduto il governo della sinistra, si volle depurare l’impresa garibaldina da ogni elemento radicale. Quando ormai i «padri della Patria» erano morti e venivano celebrati tutti insieme come se nessuna differenza fosse mai esistita fra loro, si costruiva il mito fondativo della nazione in modo rassicurante per i vincitori, la nuova borghesia italiana, tra cui era ormai scomparsa ogni distinzione fra conservatori e riformisti.

 

[…] a forza di notazioni staccate che fingono di essere registrazioni a caldo, l’Abba maturo ci fa vedere il se stesso giovane garibaldino mentre si emoziona romanticamente per l’avventura dei Mille, per i compagni feriti, ma anche per le fanciulle incontrate, con una preferenza per le monacelle dietro le grate del parlatorio, una in particolare:
Ci sono andato ogni giorno dalla monacella divina […] Dovè avermi indovinato negli occhi la partenza, perché mi guardava in modo che io mi sentii nelle braccia la rabbia di agguantar le sbarre dell’inferriata e a squassi schiantarle, per dire a quell’anima: Vieni via da coteste tenebre e vivi! – Essa avvicinò la faccia alla grata; io baciai, baciammo quel ferro freddo e bevvi l’alito suo. –
[…] Avendo addolcito gli eventi, eliminato i contrasti, ristabilito le distanze sociali e filtrato i sentimenti giovanili, Abba ha raggiunto facilmente la qualifica di best seller tra i memorialisti dell’Unità d’Italia. 


Il memoriale di Abba, che ha per protagonisti un Garibaldi simbolo dell’unità nazionale e una gioventù animata da ideali romantici, diventò un modello eroico a cui bisognava ispirarsi per superare le difficoltà del presente. È quanto ci ricordano le parole di Giuseppe Chiostergi, un volontario che, secondo la miglior tradizione garibaldina, si arruola nel 1914 nella Legione straniera di stanza nelle Argonne e, in attesa della battaglia, deve ritrovare il senso della sua scelta.


Ieri mattina leggevo Da Quarto al Volturno di Abba. Lì c’è una poesia così semplice che commuove: quella è stata un’impresa veramente garibaldina. Ora tutto traligna (degenera, peggiora [N.d.R.]). Ma speriamo sempre di scrivere una pagina di storia degna della nostra Italia e delle nostre idee... senonché assale il dubbio talvolta. Sursum corda! (Latino, In alto i cuori, cioè "Coraggio! Forza!" [N.d.R.]) Tornerò a leggere quelle splendide pagine dell’Abba: è l’unico mezzo per credere. Qui la prosa imperversa: tutte le figure, gli atti e i fatti sono addirittura microscopici in confronto a quelli che pur son lontani nel tempo e giganteggiano sempre più.

 
Sicuramente il libro, sincero e appassionato, ebbe una grande influenza nell’educazione delle giovani generazioni, come del resto si augurava lo stesso Abba, che dedicò gli ultimi anni della sua vita a far conoscere le imprese e le figure risorgimentali e a diffonderne gli ideali con le opere e gli scritti.

Nel 2010, in occasione del 150° anniversario dell’impresa, il volume è stato ripubblicato da diverse case editrici. Inoltre l’opera è consultabile per intero all’indirizzo: www.liberliber.it.   
 

 

 

 

Guida alla Lettura


1) Giuseppe Cesare Abba pubblicò diverse versioni del suo memoriale dei Mille. Quali furono e quando le pubblicò? Con l’aiuto di quale importante letterato?
 
2) Perché, secondo Paolo Ruffilli, le Noterelle rappresentano un tradimento dello spirito garibaldino dal punto di vista politico?
 
3) Quali furono, secondo Roberto Bigazzi, le ragioni del successo dell’opera di Abba nell’Italia di fine Ottocento-inizio Novecento? Condividi questo giudizio? Spiega perché sì o perché no e confrontati con i compagni.
 
4) In quale circostanza Giuseppe Chiostergi rilegge il memoriale di Abba? Dove si trova e perché? Che cosa intende dire quando nel suo diario scrive: «Qui la prosa imperversa»?
 
5) Hai letto almeno qualche pagina dalle Noterelle? Conosci la biografia di Abba? Esprimi un tuo giudizio sul personaggio e sulla sua opera.

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